mercoledì 17 novembre 2010

Le proposte del Pd sui costi della politica

Sono tre le proposte di legge avanzate dal Partito Democratico per limitare i costi della politica. Vediamo di illustrarle, brevemente, nei loro punti principali.

1)La prima proposta riguarda la riduzione del numero di consiglieri regionali. L’attuale Statuto di autonomia prevede che il numero dei consiglieri sia di uno ogni 20.000 abitanti o frazioni superiori a 10.000 abitanti. Il censimento del 2001 certificava che gli abitanti del Friuli Venezia Giulia erano poco più di 1.180.000, per cui nelle elezioni regionali del 2008 sono stati eletti 59 Consiglieri. Poiché però in questi ultimi anni si è verificato un aumento della popolazione della Regione, è possibile che il censimento del 2011, confermando questo dato, dia la possibilità di eleggere ben 62 Consiglieri. Sia che i Consiglieri restino 59, sia che diventino 62, comunque si tratta di una rappresentanza ridondante.
In concreto, dunque si propone la riduzione dei Consiglieri regionali a 48 (e cioè 1 rappresentante ogni 25.000 abitanti circa), fissando tale numero direttamente nello Statuto, svincolandolo quindi dalle risultanze del censimento generale della popolazione. Questa proposta consente oltretutto di ottenere consistenti risparmi, quantificabili in un importo che varia, secondo una valutazione prudenziale, dai 2.750.000 ai 3.500.000 euro annui.

2)La seconda proposta ha l’ obiettivo di limitare la possibilità di scegliere gli Assessori regionali al di fuori del Consiglio regionale, prevedendo che gli Assessori esterni possano essere al massimo un terzo di quelli da nominare. La riduzione degli Assessori esterni comporta anche un certo risparmio, il che non guasta, in tempi di dibattito sulla riduzione dei costi della politica.

3)La terza proposta, infine, ha come base la discussione sui compensi, considerati iperbolici rispetto al servizio reso, dei parlamentari e dei consiglieri regionali. Il Gruppo del PD ha voluto affrontare queste tematiche, senza cedere a spinte demagogiche e a pulsioni populiste. Il risultato è stata una proposta di legge in tre articoli.
a) L’articolo 1 prevede che l’assegno vitalizio “di reversibilità” venga reso facoltativo mediante l’accettazione o meno, da parte del Consigliere, della trattenuta del 5% sulla indennità di presenza (attualmente la trattenuta è del 2%); che l’ età di godimento dell’assegno vitalizio venga elevata dagli attuali 60 a 65 anni; che venga eliminata la possibilità, per i Consiglieri con almeno 8 anni di mandato, di chiedere l’anticipo del 50% dell’indennità di fine mandato maturata; e infine che la possibilità di versare i contributi volontari per ottenere l’assegno vitalizio venga limitata ai Consiglieri che abbiano una contribuzione superiore a 54 mesi ma inferiore a 5 anni: per chi ha una contribuzione inferiore a 54 mesi, c’è il diritto alla restituzione dei contributi versati.
b) L'articolo 2 prevede che vengano estese agli Assessori le innovazioni introdotte con l’articolo 1.
c) L'articolo 3 infine definisce un nuovo criterio per la individuazione del contingente di personale spettante alle segreterie dei Gruppi. In particolare si prevede che ad ogni gruppo spetti, oltre al Caposegreteria, un numero di addetti pari al numero dei Consiglieri senza incarico appartenenti al Gruppo (ovvero quelli che non ricoprono incarichi di Giunta, di Presidente e Vice Presidente del Consiglio, e di Presidente di Commissione). Inoltre si prevede che il finanziamento sostitutivo (assegnato ai Gruppi che non si avvalgono interamente del contingente di personale loro assegnato) debba essere utilizzato esclusivamente nell’ambito di rapporti di consulenza o collaborazione.

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