venerdì 27 luglio 2012

Traffico pesante nei Comuni del mandamento: che cosa farà la Regione?

Un'azione unitaria tra Province e Comuni interessati per fare pressing sulla Regione Fvg per arginare l'intenso traffico di mezzi pesanti che trasportano bramme siderurgiche negli abitati dei Comuni interessati dalla viabilità ordinaria tra il Porto di Monfalcone e la zona industriale di San Giorgio di Nogaro: questa è la mia proposta, contenuta anche nell'interpellanza presentata ieri in consiglio regionale per sapere che cosa intenda fare l'Assessore regionale per arginare e bloccare tale condotta impropria, che mette a repentaglio la sicurezza del traffico normale negli abitati interessati e la “tenuta” delle opere stradali.


Il traffico di mezzi pesanti, che occupa in maniera costante strade diverse (comunali, provinciali, regionali) impegnate da tante tipologie di traffico (locale, compreso il ciclo-pedonale, turistico e di scorrimento), incida pesantemente anche sulla “tenuta”, appunto, della sede stradale e delle opere connesse (incroci, rotonde, ponti, ecc) alcune di esse appena rifatte.

I punti di partenza e arrivo (Porto di Monfalcone e comune di San Giorgio di Nogaro) sono collegati comodamente da viabilità autostradale con relative bretelle di collegamento, e oltretutto in passato sono stati effettuati investimenti di milioni di euro per collegare i porti anche con la rete ferroviaria sia a Monfalcone che a San Giorgio di Nogaro!

Inoltre, i mezzi pesanti sono stati anche visti utilizzare l’autostrada A4, come giustamente dovrebbe essere, dato che il traffico pesante sulla viabilità locale dovrebbe essere, tra l’altro, anche vietato ai non autorizzati.

Per questo, in conclusione, chiedo che la Regione si muova per risolvere una situazione divenuta ormai insostenibile.

mercoledì 25 luglio 2012

Raccordo Schiavetti-Ronchi Sud: la regione Fvg condivide le nostre preoccupazioni


«Non condivido la linea di Rfi: non può essere un mero calcolo ricavi/costi, ma è necessaria anche una valutazione di generazione di traffico». Questa la risposta che l'assessore Riccardo Riccardi ha dato alla mia interrogazione sul futuro del raccordo Schiavetti allacciato a Ronchi Sud dopo gli annunci di dismissione da parte di Rfi. Una risposta che ho apprezzato, perchè condivide le mie preoccupazioni, e che adesso però vogliamo passi dalle parole ai fatti. Per questo continueremo a vigilare.

Nella mia interrogazione, avevo ricordato che per il raccordo sono stati spesi nel tempo svariati milioni di euro (parte con contributi regionali) sia per ammodernamenti sia per manutenzioni, e che la fornitura via rotaia è la principale previsione di approvvigionamento della costruenda centrale a biomasse in località Bistrigna (il principale attuale fruitore del raccordo, ovvero Mulini De Franceschi, rinuncia però all’utilizzo per gli alti costi imposti da Trenitalia). Esiste inoltre una volontà, supportata dagli enti locali, di prolungare il raccordo, per raggiungere altri insediamenti produttivi ancora non serviti (Ansaldo, Fincantieri). La dismissione, quindi, vanificherebbe tutti gli sforzi compiuti per la infrastrutturazione delle aree del Consorzio Industriale e sarebbe un altro duro colpo per la delicata situazione dell’economia del monfalconese.

La risposta fornitami dalla Giunta Regionale riconosce che Rfi non ha investito risorse proprie nel raccordo, e nonostante ciò ha richiesto un canone di 50.000 euro non sostenibile al confronto con la gomma.

Sul tema è in corso un confronto serrato, e la Regione Fvg sta da tempo tentando una mediazione con Rfi: nei giorni scorsi, ha comunicato l'assessore, c'è stato un confronto «dai toni duri», di cui si relazionerà ai raccordati il prossimo lunedì.

venerdì 20 luglio 2012

Elettrodotto: la Regione ha abbandonato i Comuni

«Che fine ha fatto il lavoro del consulente, pagato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che aveva individuato alcune ipotesi alternative al tracciato dell'elettrodotto Redipuglia-Udine proposto da Terna, contraddistinto da un forte impatto ambientale? Che fine hanno fatto gli impegni assunti dal Presidente Tondo e dalla Lega in Consiglio Regionale solo un paio di mesi fa per individuare una soluzione progettuale condivisa?»


Queste le domande che ho posto, assieme al Segretario Provinciale del PD udinese Andrea Simone Lerussi, dopo la comunicazione dell'avvio delle procedure per l'approvazione definitiva del progetto proposto da Terna nella costruzione dell'elettodotto Redipuglia-Udine e le sollecitazioni delle imprese.

Con la decisione di procedere con il progetto, la Giunta Regionale e la Lega, dopo quattro anni di inerzia e di impegni al dialogo e alla valutazione delle ipotesi alternative, hanno preso in giro il territorio e le istituzioni locali. La Giunta ha quindi preso in giro il territorio e le istituzioni locali rinunciando al governo della Regione limitandosi a fare il passacarte.

Non si discute la necessità di rafforzare la rete per trasferire elettricità e a gestire i picchi o le cadute energetiche, ma ciò deve e può essere fatto con la partecipazione e condivisione delle amministrazioni locali. La Regione, paralizzata per 4 anni, ha dapprima garantito che l’opera non sarebbe stata fatta (!) e, successivamente, si è svegliata dimenticandosi del proprio ruolo e del dovere di valutare correttamente i progetti che le competono.

Va poi ricordato che la Giunta, oltre a non avere formulato il Piano Energetico Regionale, non ha affrontato le modalità di coinvolgimento delle due centrali che producono energia, a Monfalcone e a Torviscosa, al fine della fornitura di elettricità alle imprese nell'ambito delle liberalizzazione del mercato.
Per il PD la soluzione doveva e poteva essere presa due anni fa, senza sprecare tempo come colpevolmente ha fatto la Giunta Regionale, dando il via libera a un tracciato che utilizzasse corridoi o dorsali esistenti e l'interramento della linea a doppia terna laddove le circostanze lo richiedevano.

lunedì 9 luglio 2012

Punti nascita: alcune riflessioni

Prima di tutto, non spaventiamoci più del necessario: è impossibile che un'azienda sanitaria perda entrambi i Punti Nascita.. ciò infatti significherebbe di fatto chiuderla. Un Punto nascita sul territorio provinciale, quindi, ci deve necessariamente essere.


Il problema però va oltre una decisione politica che, criticabile nella forma (impensabile che decisioni di questo tipo vengano prese senza che nessuno ne sappia nulla!) si basa sui numeri, ovvero i parti che ormai da anni sono in calo sia a Gorizia che a Monfalcone

A questo punto, prima di lanciarsi in una guerra tra Monfalcone e Gorizia (che, come si è visto, causa più danni che altro), si deve capire che il solo modo per riuscire a sostenere un Punto Nascita è quello di garantirne la qualità, per far sì che sia scelto dai cittadini. Altrimenti, c'è il rischio che anche una sola struttura provinciale non sia in grado di garantire i numeri previsti, e che sempre più numerose diventino le ''fughe'' verso Trieste o verso Palmanova (come sta accadendo da tempo), anche per via del mancato coordinamento con i medici di base.

A questo punto, quindi, va fatto un ragionamento di tipo tecnico internamente alla struttura, e una riflessione generale sulla necessità di garantire sia una qualità sempre più alta al servizio che una collaborazione proficua anche con i medici di base e gli specialisti sul territorio. E in questo la parola spetta quindi all'azienda sanitaria e ai suoi medici, mentre la politica può solo smetterla con le guerre di campanile e prendere atto della situazione che si presenta.

Abolite con un blitz le conferenze di pianificazione: Comuni esclusi dalla gestione del territorio!

Ancora una volta l'Assessore Riccardo Riccardi ha compiuto una scorrettezza istituzionale: con la Legge di Assestamento di Bilancio 2012 è riuscito a demolire l'impostazione condivisa sull'elaborazione del nuovo strumento regionale di governo del territorio (PGT), che garantiva la più ampia partecipazione dei Comuni e dei soggetti che operano alla scala locale.


Nottetempo, l'Assessore ha imposto un emendamento per la soppressione delle Conferenze di copianificazione, introducendo invece le assemblee di pianificazione che sono la solita passerella dell’Assessore con i sindaci ridotti a spettatori. E questo nonostante la Giunta regionale, adottando lo scorso 25 marzo lo specifico Regolamento attuativo, avesse affermato testualmente, "la pianificazione territoriale non sarà più "gestita a cascata", con competenze discendenti dalla Regione (…) sarà la Conferenza di copianificazione a determinare le scelte sul territorio".

Invece, dopo che il Consiglio delle Autonomie e Anci avevano chiesto ed ottenuto dalla Regione delle modifiche con particolare riferimento alla fase di coinvolgimento degli enti locali, si è fatto quello che si è voluto, di fatto sacrificando l'utilità del provvedimento alla necessità di avere qualche risultato, sia pur solo formale, da mostrare a fine legislatura.

Le Conferenze di copianificazione rappresentano uno strumento di coinvolgimento e confronto fra una pluralità di attori locali e la Regione, e sono necessarie per l'approfondimento sia degli obiettivi da raggiungere, cioè per riflettere sulfuturo del Friuli Venezia Giulia, sia dei contenuti concreti del nuovo PGT.

Riccardi, con la scusa di fare presto dopo aver perso la bellezza di tre anni a fare niente, cancellando le Conferenze dimostra come il centrodestra abbia fatto perdere cinque anni alla comunità regionale, nel campo della gestione del territorio come in altri campi. Senza contare, poi, la scorrettezza istituzionale di discutere di pianificazione e di governo del territorio nell'ambito di un provvedimento che si occupa di Bilancio e soldi.

lunedì 2 luglio 2012

Pisus: che fine hanno fatto i fondi?

Lo avevo chiesto ancora in febbraio, e non mi è stato risposto nulla. Insisto ancora: che fine ha fatto il Pisus? I tanti Comuni che ancora stanno attendendo notizie sul bando per dare il via ai tanti interventi, quando potranno sapere qualcosa di concreto?


Ricordo che il 1 dicembre 2011 è scaduto il termine per la presentazione delle domande relative al bando, che vede uno rigido scadenziario per i termini e la durata delle iniziative previste: il 31 dicembre 2014 è imposta la conclusione degli interventi previsti e pagamento di tutte le spese da rendicontare da parte dei beneficiari, pena l’inammissibilità delle stesse; entro il il 31 marzo 2015 ci dovrà essere la rendicontazione delle spese sostenute  per la realizzazione del PISUS. I fondi disponibili, si sa, sono solo 18.850.000 euro. Prevedibili le difficoltà dei Comuni a rispettare i termini previsti.

Dalla mia precedente richiesta di febbraio sono infatti decorsi inutilmente altri quattro mesi in cui nulla è dato di sapere in merito all'iter in corso, nè si sa qualcosa sulla graduatoria e su un eventuale aumento dei fondi previsti. Il rischio, sempre più incombente, è che i beneficiari non riescano a rispettare i termini previsti per concludere, pagare e rendicontare le iniziative.

Con l'interrogazione presentata oggi in consiglio regionale chiedo quindi ancora una volta se, alla luce del silenzio sull'argomento, non si ritenga necessaria una comunicazione ufficiale in merito alla attuale disponibilità di risorse sia finanziarie che umane poste a garanzia della riuscita del programma, rendendo disponibile la graduatoria dei Pisus ammissibili a finanziamento.