mercoledì 12 febbraio 2014

Detroit: crisi a cui tutti devono fare attenzione

Purtroppo la situazione della Detroit di Ronchi va a sommarsi alle tante altre situazioni di crisi del nostro paese, per risolvere le quali ci si dovrebbe attivare subito in maniera decisa e compatta. Purtroppo l'instabile situazione politica attuale ostacola non poco questo processo. Nel caso della Detroit, oltre a inviare la mia solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie, voglio cercare di capire se ci sia la possibilità di aprire un tavolo di confronto a livello nazionale per trovare una soluzione alla crisi di un'azienda che è comunque un fiore all'occhiello della nostra economia, o se qualche azione in questo senso sia già stata fatta e abbia bisogno di un supporto. Mi auguro che l'attenzione di tutti, dal livello locale in su, non venga meno su questi e altri momenti difficili.





lunedì 10 febbraio 2014

La Rai e le esenzioni per gli over 75

Perchè la Rai non pubblicizza la possibilità da parte degli over 75 con reddito minimo (pensionati) di essere esentati dal pagamento del canone? Questa la domanda che ho espresso, facendo presente la mancata pubblicizzazione dell'esonero possibile per le categorie più deboli, e che sarà oggetto di una interrogazione.
In particolare, per ottenere l'esenzione dal canone occorre «aver compiuto 75 anni di età entro il termine di pagamento del canone; non convivere con altri soggetti diversi dal coniuge titolari di reddito proprio; possedere un reddito che unitamente a quello del proprio coniuge convivente, non sia superiore complessivamente ad euro 516,46 per tredici mensilità, ovvero 6.713,98 euro annui. Tale requisito del reddito deve essere riferito all'anno precedente a quello per il quale si intende fruire dell'agevolazione». La domanda di esenzione deve essere presentata utilizzando il modulo di dichiarazione sostitutiva scaricato dal sito Internet dell'Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) oppure reperito negli uffici locali o territoriali della stessa o negli sportelli delle sedi regionali della Rai. La domanda deve essere spedita tramite raccomandata a ''Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale I di Torino- Ufficio territoriale di Torino 1 Sportello S.A.T. Casella postale 22 10121 - Torino (To)'' oppure consegnata agli uffici territoriali dell'Agenzia delle Entrate. Tutti i contribuenti interessati possono richiedere assistenza e informazioni al numero 848.800.444 o agli uffici dell'Agenzia presenti su tutto il territorio nazionale. Inoltre è a disposizione dei cittadini il Call Center Risponde Rai al numero 199.123.000. Nelle annualità  successive, i contribuenti possono continuare a beneficiare dell'agevolazione senza procedere alla presentazione di nuove dichiarazioni.
E' inoltre possibile ricevere il rimborso nel caso in cui si sia pagato il canone pur avendo diritto al rimborso: in questo caso si può fare domanda di rimborso (fino all'anno 2008). La domanda dovrà essere effettuata tramite l'apposito modulo che può essere scaricato dal sito Internet dell'Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) oppure reperito presso gli uffici locali o territoriali della stessa Agenzia delle Entrate o agli sportelli delle sedi regionali della Rai. La domanda deve essere spedita tramite raccomandata al seguente indirizzo: ''Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale I di Torino Ufficio territoriale di Torino 1 Sportello S.A.T. Casella postale 22 10121 - Torino (To)'' oppure consegnata agli uffici territoriali dell'Agenzia delle Entrate.





venerdì 7 febbraio 2014

Alitalia: si deve tutelare il territorio

Benissimo il piano industriale Alitalia aperto e globale, auspicabile il rapporto con Etihad, giusto il piano industriale e di sviluppo dell'Aeroporto di Fiumicino, ma occorre ricordare ad Alitalia, la compagnia di bandiera del nostro paese, che esistono territori che hanno bisogno di lei, come il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte, con decisioni prese assieme e non affidate solo ed esclusivamente ai manager. Così ho replicato in aula al ministro delle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi in merito alla risposta data all'interrogazione a risposta immediata sulle ''linee portanti della possibile partnership finanziaria e industriale tra Alitalia ed Etihad''. 

Lupi ha spiegato che «Abbiamo presentato un Piano nazionale degli aeroporti che, per la prima volta, ragiona su aeroporti strategici e aeroporti di interesse nazionale. L'accordo tra privati deve essere funzionale a questo rilancio del piano industriale nel recuperare fette di mercato, dando nuova spinta all'occupazione e dando nuovo grande respiro». 

Ho replicato dicendo che tutte queste sono ottime premesse. Non dobbiamo però dimenticarci che Alitalia è la nostra compagnia di bandiera, e quindi deve prevedere particolare attenzione per i territori nazionali, specialmente quelli non toccati dall'offerta ''concorrenziale'' delle ferrovie. Penso alle isole, che hanno la necessità di collegamenti con il resto del paese e il mondo, ma anche il nord, come il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia, e quindi mi auguro che si possa ben utilizzare le opportunità di Expo 2015.





mercoledì 5 febbraio 2014

Norma Rc Auto: ha vinto il buon senso!

Ha vinto il buonsenso: questo il mio commento alla notizia che il governo stralcerà l'articolo 8 del decreto di Destinazione Italia, ovvero le controverse norme che penalizzavano le piccole imprese e vantaggio delle compagnie assicurative prevedendo l'obbligo di far riparare l'auto dopo un sinistro solo nelle carrozzerie convenzionate con le assicurazioni auto. La decisione è stata presa nell'incontro tra governo e capigruppo di maggioranza, questa mattina a Palazzo Chigi, per garantire il superamento dell'ingorgo che metteva a rischio l'approvazione stessa del provvedimento e degli altri decreti. E' una buona notizia, anche perché adesso si provvederà a elaborare un provvedimento ad hoc su questo punto sentendo le parti interessate, in particolar modo consumatori e artigiani.

martedì 4 febbraio 2014

Banca d'Italia: le domande-risposte per capire la vicenda

 Una interessante sintesi della vicenda Banca d'Italia, domande. risposte chiare.


SINTESI DELLE FAQ SU RIFORMA ASSETTO PROPRIETARIO BANCA D’ITALIA

Chi possiede Banca d’Italia? La Banca d’Italia non è mai stata statale, ma proprietà degli istituti bancari e assicurativi.

Qual è oggi la compagine azionaria? Oggi più del 50 per cento è in mano a Intesa San Paolo e Unicredit.

C’è quindi il pericolo che i controllati (le banche) controllino il controllore (la Banca d’Italia esercita la vigilanza sui mercati del credito e delle assicurazioni)? No, perché la Banca d’Italia è e resta un Istituto di diritto pubblico e i soci proprietari delle azioni non hanno alcun potere sulla governance dell’istituto e sulla gestione delle attività istituzionali della Banca.

Cosa succede con la riforma? Nessuno potrà possedere più del 3 per cento delle azioni di Banca d’Italia. Gli azionisti che oggi ne possiedono di più dovranno vendere.

Qual è la regola per la rivalutazione? La nuova regola è che agli azionisti verrà riconosciuto un rendimento non superiore al 6 per cento del capitale investito (non più, quindi, delle riserve). Il valore del capitale viene portato a 7,5 miliardi. Quindi, il massimo dei dividendi attribuibili in futuro è di 450 milioni, una cifra inferiore al massimo oggi raggiungibile.

Qual è il beneficio “di sistema” di questa operazione? Finora le azioni di Banca d’Italia non potevano far parte del capitale di vigilanza dei soggetti che le possedevano, appunto perché non stavano sul mercato e non c’era un criterio univoco di valutazione. Grazie alla riforma, potranno essere inserite nel capitale di vigilanza.

E allora? C’entrano forse Basilea 3 e i nuovi criteri prudenziali dell’Unione bancaria? Sì. Le banche sono limitate, nel credito che possono erogare, dalla quantità del loro patrimonio. I requisiti di patrimonializzazione richiesti alle banche sono molto aumentati dopo la crisi del 2008-2009. Tutti gli organismi internazionali, e per ultima l’Unione Europea, hanno introdotto metodi più stringenti di valutazione dei rischi e requisiti patrimoniali più elevati. E questo è, insieme alla crisi dell’economia reale, una delle cause della restrizione del credito bancario di cui soffrono soprattutto le imprese piccole e medie.

Quindi i 7,5 miliardi derivanti dalla rivalutazione rafforzano il patrimonio del sistema bancario? Sì. E si ottiene questo risultato senza spendere neanche un euro del bilancio pubblico. I proprietari delle azioni rivalutate le venderanno sul mercato per scendere al 3 per cento: i soldi che andranno alle banche verranno dal mercato, non dallo Stato.

Le riserve della Banca d’Italia potrebbero essere usate per altri scopi, ad esempio per finanziare investimenti pubblici o altre forme di spesa pubblica? No, assolutamente no. Non si tratta di un “tesoretto” a cui liberamente attingere, ma appunto di un attivo che garantisce l’intero paese all’interno dell’Unione Economica e Monetaria. Oggi, dopo la crisi finanziaria e con l’Italia soggetta alla crisi del suo debito pubblico, è impensabile anche solo ipotizzarlo. In realtà, le riserve non vengono spese neppure con l’operazione effettuata dal decreto 133, perché esse cambiano semplicemente collocazione all’interno dello stato patrimoniale della Banca d’Italia, spostando 7,5 miliardi da riserve a capitale sociale. Abbiamo però ottenuto il massimo possibile nelle condizioni date: utilizzarle come volano per il rafforzamento del patrimonio del sistema finanziario (bancario e assicurativo) italiano, con effetti indirettamente positivi sulla crescita tramite riduzione delle restrizioni sul credito.

 Perché la riforma di Banca d’Italia è stata legata all’IMU? Perché la copertura finanziaria per l’abolizione della rata IMU prima casa di dicembre è stata messa a carico del settore creditizio, finanziario e assicurativo, nonché della stessa Banca d’Italia, con l’aumento degli acconti IRES e IRAP e con un’addizionale straordinaria alle aliquote IRES, per un totale di 2,163 miliardi nel 2013 e 1,5 nel 2014. Mentre, da un lato, si chiede questo sforzo al settore, dall’altro gli si concede il beneficio indirettamente derivante dalla rivalutazione delle azioni della Banca centrale. Peraltro, dalla rivalutazione emergerà un introito fiscale aggiuntivo di circa un miliardo per il bilancio dello Stato.