lunedì 22 dicembre 2014

Auguri di Buone Feste

A tutti voi, voglio inviare i miei auguri di sereno Natale passato in famiglia con i vostri cari, e un 2015 per quanto possibile di pace e di serenità, non solo famigliare ma anche lavorativa. La mia speranza per il 2015 è di riuscire finalmente a superare questa crisi, e ritrovare la serenità che troppo spesso manca. Mi impegnerò, come ho fatto in passato, proprio per questo obiettivo. Intanto, buone Feste a tutti.

 
Auguri di Buone Feste

mercoledì 3 dicembre 2014

Immigrazione: Governo invita all'impiego nei lavori socialmente utili

Il capo del dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione Mario Morcone ha invitato le prefetture italiane a stringere accordi con gli enti locali per favorire «lo svolgimento volontario, da parte degli immigrati ospitati, di attività socialmente utili, che avrebbero il doppio vantaggio di creare un terreno fertile per una più efficace integrazione nel tessuto sociale e di prevenire eventuali tensioni». Sono soddisfatto che si sia arrivati a questo provvedimento. Così la società potrà essere utile a chi arriva da fuori, e chi arriva da fuori potrà essere utile alla società. E sarà più facile arrivare alla vera integrazione. I flussi migratori verso l'Italia si sono intensificati molto dalla fine del 2013, con la conseguenza che oggi ogni provincia italiana ospita un numero importante di cittadini extracomunitari, molti dei quali richiedenti asilo o in attesa delle definizione del ricorso contro il diniego dello status di rifugiato da parte della commissione territoriale competente. Per loro, una delle criticità segnalate, che si riflette negativamente sull'esperienza dell'accoglienza, è l'inattività durante il periodo di permanenza legato alla conclusione dei procedimenti. Spesso poi questo fatto va a fomentare chi accusa gli immigrati di vivere alle spalle degli italiani .Con questo provvedimento invece si toglierà ogni alibi: sia a chi non ha intenzione di integrarsi, sia a chi è contro l'integrazione. L'attività di volontariato deve essere, appunto, volontaria, gratuita e di utilità sociale, quindi senza 'scopi di lucro', e preceduta da un'adeguata formazione. Il cittadino immigrato interessato deve aderire a un'associazione o organizzazione e avere copertura assicurativa, non a carico dell'amministrazione dell'Interno. La possibilità di aderire a questi percorsi di volontariato è limitata ai richiedenti asilo e a coloro in attesa di definizione del ricorso, spiega il dipartimento, perché chi è titolare di protezione internazionale viene coinvolto in altri percorsi di inserimento, finalizzati al lavoro.

lunedì 1 dicembre 2014

richiedenti asilo: la soluzione c'è, manca volontà politica

 Il modo di superare da ora, in attesa dell'attivazione della seconda commissione per l'esame delle richieste di asilo, il ''sovraffollamento'' di Gorizia, c'è: basterebbe aplicare una semplice clausola. Il fatto è stato spiegato nel corso dell'ultima audizione del Comitato per l'applicazione dell'accordo di Schengen, con protagonista il sottosegretario alle politiche comunitarie Sandro Gozi, a cui ero presente assieme alla collega Maria Chiara Gadda.

Chiediamo e stiamo lavorando a una condivisione di responsabilità in Europa, che comporti una condivisione di decisioni e di modalità operative, oltre che di risorse. Innanzitutto, bisogna rendere più efficace il sistema di asilo Ue regolato dall’accordo di Dublino 3, entrato in vigore da gennaio 2014 ma concepito negli anni ‘90, in un contesto politico e sociale molto diverso e con una logica ormai obsoleta. Tuttavia, vi sono alcune norme dello stesso regolamento rimaste inapplicate come le clausole di salvaguardia all’articolo 17, quella umanitaria e quella di sovranità.

Infatti applicandole sarebbe possibile già ora superare la rigidità di Dublino, evitando il rinvio degli immigrati richiedenti asilo al primo paese di arrivo nel caso di ricongiungimenti familiari, minori o altri casi particolari (malattie, gravidanze). Applicando le clausole, i richiedenti asilo potrebbero rimanere nel paese dove hanno avanzato richiesta invece di venire rinviati in Italia. Facile capire come questo cambierebbe le cose in aree sottoposte a forti pressioni come Gorizia o Udine. E il Governo sta lavorando proprio per il raggiungimento di tale obiettivo. Lo strumento c’è, serve la volontà politica di ogni stato nell’applicarlo.

È necessario inoltre rafforzare i paternariati tra l’Europa e i paesi africani, per verificare direttamente nei paesi di transito lo status degli immigrati e dei richiedenti asilo. Il Governo italiano ha posto con forza questo tema in occasione degli ultimi consigli europei e nella conferenza tra Europa e Stati Nord Africani svoltasi a Roma. E’ questa la strada da percorrere.

mercoledì 26 novembre 2014

Sanzione Evergreen: possiamo permettercela?

Possiamo permettere ad un organo (Guardia di Finanza) separato dallo Stato di mettere in  discussione l’applicazione di una legge dello Stato dopo dieci anni dalla sua emanazione?. E' questa la domanda che ho rivolto oggi al Governo in riferimento alla vicenda Evegreen.
Come si sa, alcune settimane fa la Guardia di Finanza ha fatto un'ispezione presso Italia Marittima di Trieste, la più importante società italiana nel settore del trasporto contenitori (Gruppo Evergreen) e ha irrogato una sanzione di circa 60 milioni di euro. La sanzione, se confermata, annullerebbe del tutto l’efficacia della Tonnage Tax, che fu introdotta circa dieci anni fa per consentire alla marineria di non subire un'indebita concorrenza fiscale da parte del naviglio che batte bandiera di altri Stati comunitari nei quali la Tonnage Tax  vige da molto tempo. Tutte le navi armate da Italia Marittima (5 di proprietà, 7 a noleggio a scafi nudo e 3 in leasing) sono iscritte al Registro internazionale e navigano quindi con bandiera italiana. L’iscrizione al Registro internazionale comporta l’accesso al regime di tassazione forfettaria della tonnage tax ai fini Ires, la totale detassazione del reddito ai fini Irap, la detassazione Ires ed Irap anche delle plusvalenze relative alla cessione di navi di proprietà, lo sgravio integrale degli oneri contributivi relativi ai marittimi imbarcati a bordo delle navi e l’integrale detassazione dell'Irpef dovuta dai marittimi imbarcati a bordo delle navi. 
Il Gruppo Evergreen impiega in Italia circa 450 dipendenti tra personale marittimo e di terra, attualmente opera con una flotta di 13 navi armate (di proprietà, in leasing o a noleggio a scafo nudo), tutte iscritte al Registro internazionale e battenti bandiera italiana, oltre 26 navi in noleggio time charter: totale 39 navi. Le navi sono impiegate su tutte le principali rotte del traffico mondiale (Europa, Estremo Oriente, Nord e Sud America, Sud Africa Occidentale), e la totalità del fatturato deriva dall’attività di trasporto internazionale di merci. La società Italia Marittima fa parte del gruppo Evergreen, con sede a Taiwan, il quarto operatore del settore a livello mondiale. L’Evergreen rilevò la società (allora Lloyd Triestino) dal gruppo Finmare nel 1998. Grazie agli investimenti effettuati dal gruppo Evergreen, Italia Marittima S.p.A. ha visto il fatturato e gli utili crescere in modo regolare per un decennio fino alla crisi economica del 2009. Va notato che il Gruppo Evergreen, malgrado i risultati negativi degli ultimi anni, non ha proceduto ad alcun processo di ristrutturazione mantenendo inalterati i livelli occupazionali ed è intenzionato a investire nella società attribuendole un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei traffici da e per il Mediterraneo. Adesso, però, la compagnia marittima ha comunicato ai sindacati che nel caso in cui la sanzione sarà confermata trasferirà la sede legale e le sue attività in altro Paese comunitario, con gravi conseguenze per Trieste e per la Regione Friuli. Possiamo permettercelo?

lunedì 24 novembre 2014

giovedì 20 novembre 2014

Commissione richiesta asilo: buone notizie per Gorizia

Le buone notizie arrivate dal Comitato Schengen (riunitosi ieri) sono due: 1) che entro la primavera 2015 (in tempi non brevissimi ma accettabili) saranno operative le commissioni di Verona e Padova che affiancheranno quella di Gorizia per l'esame delle domande di riconoscimento del diritto di asilo (finora quella di Gorizia era l'unica del Triveneto). Nel giro di qualche mese quindi la commissione di Gorizia sarà sgravata di parte del carico (sono necessari i tempi tecnici per i controlli della Corte dei Conti e del provvedimenti operativi). 2) Con una circolare, il ministro Alfano ha stabilito che la commissione di Gorizia, che finora doveva giudicare collegialmente le domande (quindi alla presenza di tutti e 7 i membri) ora potrà farlo anche senza la compresenza dei componenti. Questo velocizzerà notevolmente le procedure, e quindi avremo meno persone in stazionamento sul territorio in attesa della risposta. Sono soddisfatto perché erano due provvedimenti che personalmente avevo chiesto al ministro Alfano, insistendo sulla loro importanza, e ad entrambi il ministro mi ha dato risposta dando personalmente garanzia della loro realizzazione.






mercoledì 5 novembre 2014

Lega navale: cinque mesi di stop

Il panorama della Lega Navale italiana, che conta in Friuli Venezia Giulia ben quattro sezioni e due delegazioni associative tra cui quelle di Monfalcone e Grado, da cinque mesi vede bloccata la sua attività per via dell'impasse in cui è incappata la nomina della sua presidenza. La Lega Navale, di cui tutti riconoscono sul territorio l'importanza, è un ente senza finalità di lucro, con fini istituzionali come la protezione ambientale e la promozione e utilità sociale, che conta oltre 60.000 soci e circa 250 tra sezioni, delegazioni e centri nautici. Per rispondere alle esigenze di così tante persone ho presentato al ministro della Difesa un'interrogazione per capire il perché di questo blocco». Lo scorso 29 marzo il presidente della Lega, ammiraglio Franco Paoli, ha concluso il suo mandato. Ma solo il 30 giugno 2014, quindi ben oltre la data di scadenza prevista, il Consiglio dei ministri ha deliberato la nomina a nuovo presidente dell'ammiraglio di squadra Giuseppe Lertore. A quanto pare, lo stop deriva dalla richiesta di far rientrare l'incarico di presidente nel decreto legge 95 del 2012 per la riduzione delle spese, poi modificato nel 2014 dal decreto legge 90, cosa che comporterebbe la formale rinuncia a ogni indennità da parte del nuovo presidente, rinuncia che non sarebbe ancora pervenuta. Considerando che la nomina del nuovo presidente avrebbe comunque valenza un anno, chiedo di sapere le motivazioni che hanno portato a questa scelta invece di optare per la tradizionale carica di tre anni (anche scegliendo un altro nominativo), e cosa si intenda fare per risolvere la situazione di impasse che si è creata nella nomina del presidente e, di conseguenza, anche in quella del vicepresidente.





giovedì 30 ottobre 2014

Richieste asilo: necessario un nuovo sistema europeo

Ho ufficialmente chiesto al ministro Alfano che nel corso del semestre europeo si lavori all'elaborazione un unico sistema di accoglienza europeo in materia di immigrazione, che sia concertato tra gli stati membri, per la ripartizione dei flussi legata a quote ancorate a elementi demografici ed economici certi e condivisi, modello che poi potrebbe essere applicato via a via alle realtà minori come Regioni e Comuni.
In pratica, a decidere in che modo i singoli stati membri dell'Unione Europea devono garantire l'accoglienza sarebbe la valutazione delle singole condizioni economiche e demografiche. Per fare questo, servirebbe riformare il regolamento di Dublino III che stabilisce i criteri di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno qualsiasi degli Stati membri. Ma credo che sia un atto necessario, vista la situazione. Tanto più che poi questo modello potrebbe essere applicato anche nel ''piccolo'', ovvero nella ripartizione delle quote tra Regioni e Comuni, passando da un modello europeo a uno nazionale e regionale. In questo modo i criteri economici e demografici sarebbero la linea da seguire per determinare le quote di richiedenti asilo che le singole realtà, anche territoriali, dovrebbero ospitare.

giovedì 23 ottobre 2014

Richiedenti asilo: tempi lungi per la seconda commissione.....

Avvio rapido della seconda commissione per esaminare le istanze dei richiedenti asilo? Magari, ma non sarà così. È vero che il decreto legge del 22 agosto 2014 è stato convertito, ma di nuove commissioni non se ne parla prima del 2015. La questione è stata esaminata nell'ultima seduta del Comitato, dove ho interrogato il ministro Alfano su tre questioni: in quanto tempo saranno attive le altre commissioni previste (e dove saranno collocate), con che fondi si pensa di attivarle, e quanti fondi sono disponibili per il piano nazionale e regionale sull'Immigrazione ma non ho ottenuto risposte. Il ministro infatti si è riservato di verificare tutto. Le domande sono state rivolte nel corso dell'incontro che illustrava il passaggio dall'operazione Mare Nostrum a Triton. Nell'occasione ho quindi posto il problema di Gorizia, Trieste e Udine, che si trovano alle prese con l'immigrazione cosiddetta ''di ritorno'', ovvero persone che arrivano a Gorizia proprio per le richieste di asilo, chiedendo anche quando si passerà ad affrontare situazioni come quella di Gorizia considerandole come strutturali, e non di emergenza.Il problema è che quando un provvedimento viene convertito in legge, c'è poi bisogno dei regolamenti attuativi per renderlo efficace. E in questo caso la strada è ancora lunga: il piano deve essere condiviso tra Governo, Anci e Conferenza delle Regioni. Il 30 ottobre in audizione al Comitato ci sarà il sindaco di Udine Furio Honsell. A fine novembre avremo l'audizione del presidente della Conferenza Sergio Chiamparino. Solo dopo aver sentito tutti i pareri e determinato le risorse si deciderà dove andrà collocata una seconda commissione. Quindi, seppur mantenendo la notizia positiva della conversione in legge, non dobbiamo farci troppe illusioni sulla velocità di creazione di un'altra commissione.





Selex Es: possibile utilizzo in Mare Nostrum per i Falcon


Il velivolo Falco prodotto dalla Selex di Ronchi dei Legionari potrebbe avere un impiego futuro nell'operazione ''Mare Nostrum'': l'Aeronautica militare ha verificato, quest'anno, un possibile impiego dei Falco a supporto delle unità navali coinvolte nell'operazione Mare Nostrum, con decollo dall'aeroporto di Pantelleria, e ha invitato quindi la ditta Selex a presentare la documentazione necessaria alla certificazione militare del volo.

Questo il risultato della mia interrogazione presentata alla Camera in merito al mancato utilizzo dei Falco nelle operazioni militari italiane. La Selex Es di Ronchi dei Legionari infatti produce aerei (i Falco) talmente avanzati da ricevere un elogio dal segretario Generale dell’ Onu Ban Ki Moon per il loro apporto nelle operazioni di salvataggio in Congo, ma che non sono ritenuti adeguati per prendere parte all'operazione Mare Nostrum: come mai?

La risposta del ministro della Difesa Roberta Pinotti è stata che il sistema Falco, al momento, dispone solo di un'autorizzazione al volo sperimentale/prototipico rilasciata dall'Enac, che non ne consente l'utilizzo sul territorio nazionale né il pilotaggio da parte di un pilota militare che non sia qualificato Sperimentatore di volo. «La normativa aeronautica ispirata agli standard della Nato – recita la risposta del ministro - prevede che gli aeromobili a pilotaggio remoto rispondano a requisiti di sicurezza previsti dalle prescrizioni del Documento Tecnico Operativo (Dto) stipulato tra Enac e Forze Armate, che prevede tra l'altro la certificazione e l'immatricolazione nei registri degli aeromobili militari da parte della Direzione di Armamento aereo del Segretariato Generale della Difesa». I Falco al momento non possiedono tale certificazione, e pertanto, non possono essere immatricolati nei registri degli aeromobili militari: non possiedono, quindi, i requisiti tecnico-normativi necessari per l'impiego da parte dell'Aeronautica militare. «La ditta costruttrice – specifica ancora la risposta del ministro Pinotti – non ha ritenuto utile né intraprendere misure correttive per adeguare il velivolo alla citata normativa né avviare l'iter di certificazione».

Le cose però, come detto, potrebbero cambiare. Ecco perché mi impegno fin d'ora a seguire la vicenda, verificando con le Rsu e la proprietà aziendale l'iter necessario a ottenere la certificazione per l'utilizzo dei Falco nelle operazioni militari italiane.





mercoledì 8 ottobre 2014

Lunedì 13 ottobre a Gorizia: riflessione sul delitto Moro e le sue conseguenze sulla storia d'Italia.


Siete tutti invitati per una riflessione su cosa ha comportato quell'evento negli anni a venire....








mercoledì 1 ottobre 2014

Riforma del lavoro: il mio intervento completo

Il mio intervento su riforma lavoro completo, pubblicato su Paese e dintorni


Riforma del lavoro: intervento su Paese e dintorni

mercoledì 24 settembre 2014

Riforma lavoro: no a battaglie ideologiche

Su quello che sta succedendo in merito alla riforma del lavoro: non dimentichiamoci che il testo vero e proprio non è ancora pronto: deve ancora passare in Camera e Senato, per cui quello di cui si parla sono solo le intenzioni. Sono stufo quindi delle battaglie ideologiche fatte sul niente! I contenuti infatti sono ancora tutti da vedere, e quindi gli scontri di questi giorni li vedo solo come strumentali, da una parte e dall'altra.
Quello che è sicuro è che il primo obiettivo che dobbiamo avere è di tornare competitivi, perché se l'Italia non è attrattiva non avrà nuovi investimenti, quindi niente nuove imprese e niente nuovi posti di lavoro.

venerdì 12 settembre 2014

Cie Gradisca: no ripertura, sistemazione eccezionale come Cda

La conferma, se ce ne fosse bisogno, che il Cie di Gradisca non riaprirà i battenti come Centro di identificazione ed espulsione è arrivata dal sottosegretario all'Interno Domenico Manzione che, rispondendo alla mia interrogazione sul pagamento degli stipendi ai lavoratori del consorzio che si occupa della gestione del centro, ha voluto rassicurare anche sulle ipotesi di riapertura del Cie. Il funzionamento del Cie è temporaneamente sospeso a partire dal mese di novembre scorso, per lavori di ripristino. «Attualmente – ha spiegato il sottosegretario – sono in fase di completamento i lavori necessari per ripristinare l'agibilità della struttura, al fine di un suo eventuale riutilizzo, in via eccezionale, come Centro di accoglienza (Cda) per far fronte agli sbarchi di profughi sul territorio nazionale». Come era stato più volte annunciato, quindi, arriva la conferma che il Cie non riaprirà e il Cara non sarà ampliato: i lavori attualmente in corso sono solo di riparazione in vista di una eventuale apertura (solo in casi eccezionali) come Cda a supporto dell'attuale Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) che già ora ha anche funzioni di Cda, e che attualmente ospita ben 16 persone in più rispetto alla capienza teorica di 138 posti. Lo scorso luglio il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen e di controllo e vigilanza in materia di immigrazione aveva ascoltato la relazione del sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig, che aveva esposto un'elaborata relazione sulla situazione del centro, spiegando quali sono le pressioni a cui il territorio deve rispondere. Nel corso dell'audizione si era ribadito quanto il Ministro dell'Interno aveva messo per iscritto, ovvero che il Cie non riaprirà e sul Cara non si prenderanno decisioni non condivise da Comune e Regione; e questo viene ora ulteriormente confermato.





mercoledì 10 settembre 2014

Lavoratori Cara Gradisca: assicurazioni su pagamento stipendi

Dopo l'anticipo dell'80% degli stipendi da luglio a dicembre 2013, è arrivato negli scorsi mesi sempre dalla Prefettura la corresponsione di un'ingente somma da utilizzare per il pagamento del personale e dei prestatori d'opera che permettono il funzionamento del Cie di Gradisca. È questa la buona notizia riferita dal sottosegretario all'Interno, Domenico Manzione, all'interrogazione da me presentata in merito alla grave situazione economica di lavoratori dell'ex Cie di Gradisca. Il centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e il Centro Cie di Gradisca erano gestiti dal consorzio Connecting People di Trapani. Il funzionamento del Cie è stato, come si sa, sospeso, ma è sempre attivo il Cara.

L'ente gestore, avevo fatto presente, versa in una situazione di difficoltà economica, e ha presentato istanza per essere ammesso alla sezione fallimentare del Tribuinale di Trapani, per poter proseguire la sua attività. Nella mia interrogazione avevo proposto una soluzione: siccome le mensilità arretrate da giugno a dicembre 2013 erano state pagate, seppure all’80%, direttamente dalla Prefettura senza che il denaro passasse attraverso l’ente gestore, chiedo al ministro se non sia il caso che la Prefettura si sostituisca in maniera continuativa e definitiva a Connecting People e provveda direttamente al pagamento degli stipendi per evitare che si perpetui questa drammatica situazione sia per gli operatori che i rifugiati.

La risposta è stata che la Prefettura di Gorizia «ha provveduto a corrispondere, in due tempi, l'80% delle retribuzioni previste da luglio a dicembre 2013, comprese le tredicesime» e che «inoltre, nei mesi giugno e luglio scorsi, ha corrisposto un'ingente somma all'ente gestore, quale corrispettivo dei servizi resi», somma che, è stato ampiamente assicurato, verrà utilizzata per il «pronto pagamento di alcune mensilità in favore del personale e dei prestatori d'opera». Il Sottosegretario ha inoltre voluto assicurare che «la vicenda è seguita con la massima attenzione dalla Prefettura, al fine di tutelare i diritti dei lavoratori che prestano servizio al centro, e allo stesso tempo, garantire adeguati standard di accoglienza».





giovedì 21 agosto 2014

Accorpamento Autorità portuali: richiesto scorporo da Sblocca Italia

Non è così automatico che il decreto ''Sblocca Italia'' preveda l'accorpamento delle Autorità portuali, anche perché questo provvedimento, di enorme portata per le implicazioni che prevede, va accompagnato ad altre riforme nell'ambito della portualità, e non può essere pensato come ''autonomo''. È questo il succo dell'intervento che il Partito Democratico ha presentato in Commissione Trasporti della Camera, facendolo pervenire al Presidente del Consiglio, al sottosegretario alla Presidenza Del Rio e al ministro Lupi. Un documento che condivido e che ho sottoscritto pensando soprattutto alla situazione nella nostra regione. Ciò che condividiamo è l’obiettivo e la necessità di intervenire per rafforzare l'integrazione delle piattaforme portuali e logistiche, per costruire condizioni di maggiore competitività del Sistema Paese, ma il processo di riforma deve poter avvenire all'interno di un disegno realmente innovativo, che individui obiettivi e strumenti (compresa la realizzazione di una significativa autonomia finanziaria) per l'adeguamento delle infrastrutture e per la semplificazione delle procedure. Nella primavera 2014 l'ipotesi di accorpamento di Autorità Portuali veniva presentato in un documento elaborato dal Partito Democratico comprendente un ampio quadro di misure a sostegno della portualità italiana, e tenendo conto anche del lavoro fatto in Commissione Trasporti al Senato e condiviso ampiamente dai gruppi parlamentari, in cui venivano affrontate ad esempio questioni rilevanti ed urgenti quali dragaggi, prp, servizi tecnico-nautico. Peraltro in tale documento si affermava che ''si intendono incentivare le autorità portuali alla collaborazione orizzontale, ovvero alla fusione''. Il semplice accorpamento di autorità portuali non appare oggi una modalità appropriata ed efficace per perseguire realmente tali obiettivi. Per di più l’utilizzo del decreto legge non sembra lo strumento adeguato. Non vorremmo che l'esigenza giusta di fare in fretta andasse a discapito del fare bene. Per questo, con il documento presentato al Governo chiediamo che sia riconsiderata la decisione di intervenire per decreto su questa materia, così come auspicano anche le istituzioni, le realtà imprenditoriali, le rappresentanze del lavoro di molte realtà italiane. Il suggerimento dunque è stato quello di scorporare questo tema dal decreto "Sblocca Italia", optando per Disegno di Legge organico, che consenta di compiere, in tempi certi, un confronto stringente con le istituzioni locali e regionali per individuare modalità utili a realizzare quel cambiamento vero di cui i porti italiani hanno grande bisogno.

lunedì 11 agosto 2014

Grande Guerra: ricordo alla Camera in occasione del centenario

L'intervento letto alla Camera dei Deputati sullo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Esattamente cento anni fa, il 28 luglio 1914 iniziava la prima guerra mondiale, a seguito dell’attentato di Sarajevo del 23 giugno, con la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico e con il conseguente coinvolgimento di tutte le principali potenze europee e con i seguenti schieramenti: da una parte la Germania, Austria- Ungheria e Impero Ottomano, dall’altra Francia, Regno Unito e Impero Russo. Solo un anno dopo il Regno d’Italia entrò in guerra. Ricordo solo alcune cifre di quel massacro: dieci milioni di soldati morti, sette milioni di vittime civili e ventuno milioni di feriti. Tra il milione e mezzo di morti fra i combattenti austro-ungarici si stimano circa trentamila morti di italiani di lingua slava, friulana, veneta e tedesca abitanti dei territori delle cosiddette nuove province corrispondente all’attuale Trentino Alto Adige, provincia di Trieste, Udine e soprattutto di Gorizia. Morti questi militari italiani delle “nuove province” con la divisa dell’esercito austro-ungarico dimenticati per un secolo dalla storiografia ufficiale italiana e austriaca che ha rifiutato di considerare quei combattenti nati e vissuti nelle cosiddette nuove province, subendo l’oblio delle politiche nazionalistiche e delle tragedie del novecento. Solo da pochi anni infatti, nel silenzio generale delle istituzioni, i Comuni dei territori appartenuti alla contea di Gorizia, unitamente ad alcune benemerite associazioni culturali hanno ufficialmente incominciato a ricordare questi caduti e questi italiani combattenti con l’esercito Austro-Ungherese. Un territorio, la provincia di Gorizia che un anno dopo maggio 1915, con l’entrata in guerra del Regno d’Italia ha subito l’immane tragedia del fronte dell’Isonzo e del Carso con più di trecentomila morti tra i soldati italiani e altrettanti fra quelli dell’esercito austro-ungherese, ma che ha visto anche la tragedia dei centomila sfollati tra i residenti in Austria e ventimila in Italia con famiglie, affetti, paesi e comunità divise e abbandonate a se stesse. Di quei militari di lingua slovena, friulana e veneta, militari con divisa austro-ungherese si persero le tracce, considerati questi “austriacanti e nemici”. Alcuni ritornarono dopo anni di prigionia in Russia alla fine della guerra attraversando mezza Europa, il Giappone e il Pacifico non trovando al loro ritorno né la casa distrutta dalla guerra, né la famiglia, né la loro comunità. Oggi questo mio intervento alla Camera non vuole essere solo un ricordo, ma una testimonianza per eliminare l’oblio in cui sono finiti questi giovani militari e soprattutto ricordare ai nostri giovani di oggi quanto importante sia costruire giorno per giorno, ciascuno per la sua parte, nella comunità di appartenenza, in Italia e soprattutto in Europa e nel mondo la pace. Finisco con le parole del giornalista giuliano Paolo Rumiz, in visita al cimitero austro-ungarico di Redipuglia dove riposano quindicimila soldati dell’Impero austro-ungarico e che si trova a cento metri dall’imponente Sacrario di Redipuglia dove sono sepolti centomila soldati italiani. “ Al Sacrario a lettere cubitali incise su pietre “ i morti, la gloria, gli invitti”. La sacralizzazione della guerra, la mobilitazione permanente. Al cimitero austro-ungarico lapidi nell’erba con nomi polacchi, dalmati, slovacchi, tedeschi e magiari. C’era tutto l’Impero austro-ungarico e il suo ordine plurale in quel perimetro minimo di cimitero, qualcosa di molto simile a ciò che oggi l’Europa unita non è capace di essere. Pioveva sulle tombe degli italiani e degli austro-ungarici, il quadro sembrava completo ed equanime ma vivaddio mancava una cosa: la mia gente. Dov’erano i triestini , gli istriani, i goriziani e i trentini? I figli delle terre conquistate dall’Italia nella grande guerra, non gli arditi che avevano scelto di scavalcare le linee per combattere col tricolore: ma gli altri, cento volte più numerosi, coloro che, prima di essere ribattezzati “italianissimi” erano stati “austricanti “ e perciò “nemici”. I nostri vecchi andati in guerra “fùr kaiser un Vaterland” sotto la bandiera giallo-nera. Dalle mie parti, bastava grattare un po’ sotto l’epopea del gli irredentisti perché uscissero i racconti sui nonni in divisa austriaca. La loro memoria era ben sveglia nelle terre strappate all’Impero. Ma quella notte a Redipuglia cambiava qualcosa. Stavolta erano i ragazzi di Redipuglia, erano gli italiani a dirmi: “vai nei giorni dei morti, va da chi non ha tomba. Vai dagli innominati, dai dimenticati della storia. Solo dopo ritorna da noi” Per non dimenticare.

mercoledì 16 luglio 2014

Festa Unità: a Villesse il 18 luglio si parla di giovani e PD

Prende avvio il prossimo fine settimana la Festa dell'Unita' di Villesse. Primo appuntamento, venerdì 18 luglio, sarà un momento di dibattito al tema dei giovani e della comunicazione politica. Alle 20.00, al Parco feste di Villesse, si terrà infatti l'incontro «Il partito e i giovani democratici», a cui sarò presente con Francesco Nicodemo, responsabile comunicazione della Segreteria nazionale del Partito Democratico, l'europarlamentare Isabella De Monte. Si parlerà di come è cambiata la concezione di partito, dell'apertura verso i giovani, di quanto si sta facendo per loro, e di come la comunicazione politica possa essere un valido mezzo per veicolare le nuove idee.
Vi aspetto.





venerdì 11 luglio 2014

Accordo Difesa -Comitato Paralimpico: grande risultato!

E' una grande conquista sociale: questo penso dell'accordo sottoscritto dal Comitato Paralimpico e Ministero della Difesa per promuovere la pratica sportiva tra il personale militare che, in seguito a incidenti subiti nell'adempimento del proprio dovere, ha riportato danni fisici e psicologici. Il protocollo è stato firmato a Roma alla presenza del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano e del presidente del Cip, Luca Pancalli. Ora anche il personale militare potrà essere iscritto tra i paralimpici e questo è un grande risultato, perché non dobbiamo dimenticare che spesso sono proprio gli iscritti alle forze armate a tenere in piedi gli sport considerati ''minori''. Adesso, grazie a questo accordo, ci sarà quindi un vantaggio sia per gli agenti, sia per lo sport. Restituire il sorriso a uomini e donne rimasti feriti nel servizio, e allo stesso tempo sostenere la disciplina sportiva, sono i risultati di cui dobbiamo andare fieri.





mercoledì 2 luglio 2014

Lavoratori Cie: pagamenti siano erogati direttamente dalla Prefettura

La questione delle mancate retribuzioni degli operatori del Cie di Gradisca approda in Parlamento con un'interrogazione del parlamentare Pd Giorgio Brandolin al ministro degli Interni, interrogazione che propone anche una soluzione: il pagamento degli stipendi direttamente da parte della Prefettura.
«Il consorzio  Connecting People,  che assicura il personale per assistere gli ospiti extracomunitari e rifugiati presso il Cara di Gradisca d’Isonzo, struttura che attualmente ospita 204 rifugiati rispetto ai 138 posti previsti, è in grave crisi di liquidità – ha spiegato Brandolin al ministro - .Infatti i gli operatori del Cara non ricevono lo stipendio dal mese di gennaio».
Al dramma dei dipendenti del Consorzio Connecting People si aggiunge poi quello della Cooperativa Luoghi Comuni che forniva ai due centri gli interpreti e mediatori linguistici e, causa il mancato pagamento da parte di Connecting People, a fine marzo aveva licenziato nove operatori che lavoravano alla struttura di Gradisca d’Isonzo. «Per fortuna – continua il parlamentare - le organizzazioni sindacali sono riuscite a far riassumere tutti gli operatori per evitare l’interruzione del servizio. Quindi chiedo al ministro come intenda affrontare questa grave e ricorrente situazione per garantire il regolare pagamento degli stipendi e l’assistenza agli ospiti». Brandolin propone una soluzione: «Siccome le mensilità arretrate da giugno a dicembre 2013 erano stati pagate, seppure all’80%, direttamente dalla Prefettura senza che il denaro passasse attraverso l’ente gestore, chiedo al ministro se non sia il caso che la Prefettura si sostituisca in maniera continuativa e definitiva a Connecting People e provveda direttamente al pagamento degli stipendi per evitare che si perpetui questa drammatica situazione sia per gli operatori che i rifugiati». 






giovedì 26 giugno 2014

Nuovi treni Etr: ritardi nelle autorizzazioni per mancanza di documentazione

E' stato completamente disatteso il cronoprogramma relativo alla messa in servizio degli otto nuovi autotreni (Civity Etr 563) acquistati nel 2011 dalla Regione Fvg. Sono stati consegnati nel 2013, ma sono ancora fermi: attualmente, un veicolo sta completando il primo set di prove, e un secondo sta attendendo da Rfi l'assegnazione della circolabilità. La responsabilità però non è della Regione Fvg, che anzi con l'assessore ai Trasporti Santoro si è adoperata affinché riprenda il percorso di omologazione dei nuovi convogli. Ma se la stessa ditta che ha venduto i treni alla Regione ha poi rallentato il procedimento mancando di fornire la documentazione necessaria, allora forse qualche considerazione sarà necessaria.

A sollevare il caso, in Commissione Trasporti, è stata un'interrogazione dei deputati Spessotto, Cozzolino, Tofano e Businarolo, che hanno chiesto lumi al Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti. Il Ministero ha ricordato che per circolare sulle reti ferroviarie nazionali i convogli hanno bisogno di un provvedimento di autorizzazione alla messa in servizio, rilasciato dall'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria (Ansf). L'azienda spagnola da cui sono stati acquistati gli Etr ha richiesto l'autorizzazione a giugno 2011, ma ha inviato la documentazione solo nel maggio 2012 (perdendo un anno di tempo). L'Agenzia ha poi richiesto delle integrazioni, l'ultima delle quali prodotta dalla ditta solo nel marzo 2013 (un altro anno perso). Di conseguenza, il 12 marzo 2013 l'Ansf ha rilasciato alla società l'autorizzazione temporanea per le prove, poi rinnovata nel settembre 2013 e aprile 2014. Nel giugno del 2013 l'azienda spagnola ha richiesto l'autorizzazione per la messa in prova per altri due veicoli e per un secondo test di prove, concesso nel maggio di quest'anno.

Come spiega bene il Ministero, «la dimostrazione che le attività di prova sono state completate con esito positivo costituisce elemento imprescindibile per il rilascio, da parte dell'Anfs, dell'autorizzazione alla messa in servizio per le attività di trasporto passeggeri». La stessa Anfs ha informato la Regione che i ritardi nella presentazione dei necessari documenti non avrebbero consentito il rilascio delle autorizzazioni nei tempi consentiti.

mercoledì 18 giugno 2014

Selex di Ronchi: perchè gli arei non sono usati nell'operazione Mare Nostrum?

La Selex Es di  Ronchi dei Legionari produce aerei (i Falco) talmente avanzati da ricevere un elogio dal segretario Generale dell’ Onu Ban Ki Moon per il loro apporto nelle operazioni di salvataggio in Congo, ma che non sono ritenuti adeguati per prendere parte all'operazione Mare Nostrum: come mai? È questa la domanda che mi sono fatto e che è stata rivolta ai Ministri dell’Interno, della Difesa e dell’Economia e Finanza con apposita interrogazione.
Selex ES, una società Finmeccanica, è leader internazionale nella realizzazione di sistemi per la difesa, l’aerospazio, la sicurezza e la protezione delle informazioni, delle infrastrutture e del territorio, nonché di soluzioni “smart” sostenibili. Nello stabilimento Selex ES di Ronchi  vengono prodotti gli aerei Falco: il primo velivolo senza pilota in Europa che ha ottenuto la certificazione Enac nel 2005,  frutto di un lungo lavoro di ricerca partito nei primi anni 2000. Il velivolo Falco attualmente è operativo presso cinque clienti internazionali, compreso l’ultimo contratto di servizio con le Nazioni Unite per attività di sorveglianza nell’ambito della missione peacekeeping  ''Monusco'' in Congo.
Per questa operazione molti ambasciatori hanno avuto parole di elogio per il fondamentale aiuto dei ''Falchi'' italiani che hanno dato un contributo non solo alle operazioni dei soldati Onu, ma anche ad altre agenzie: dall’appoggio dal cielo alle spedizione del Pam, al salvataggio di civili che stavano annegando nel lago Kiwu. Persino il Segretario Generale dell’ Onu, Ban Ki Moon, ha voluto sottolineare la soddisfazione dell’Onu per il servizio che stanno dando i Falchi nell’ambito della missione. Mentre quindi i velivoli prodotti a Ronchi vengono apprezzati e utilizzati all’estero, «in Italia, dove è in atto un colossale sbarco di migranti che vede impiegati centinaia di droni - a quanto pare stranieri - nell’operazione Mare Nostrum, dei Falchi non vi è traccia. Ho quindi interrogato il Governo per sapere per quali motivi l'Aeronautica Militare preferisce utilizzare velivoli prodotti all’estero e non una eccellenza italiana, contribuendo a mantenere posti di lavoro nello stabilimento di Ronchi dei Legionari e non solo.





venerdì 13 giugno 2014

Nuove amministrazioni: buon lavoro!

In questi giorni si stanno insediando le nuove amministrazioni comunali elette dal voto del 25 maggio. In un momento particolarmente difficile (visti anche gli ultimi dati sull'economia della nostra regione che parlano di stagnazione) auguro loro di fare tutto quanto il possibile per il bene della loro comunità, con speciale riguardo ai cittadini più in difficoltà. Infine, voglio assicurare alle nuove amministrazioni che, come è accaduto con quelle precedenti, sarò sempre a loro disposizione per qualsiasi necessità del territorio, per aiutare come posso. Buon lavoro a tutti!

martedì 3 giugno 2014

Stati generali artigianato nautico: una riflessione...

Venerdì scorso ero agli Stati generali dell'artigianato nautico.  Ho apprezzato in particolare lo spirito che vi si sentiva: non di rassegnazione, ma di voglia di fare. Mi hanno colpito in positivo, in particolare, gli interventi dei rappresentanti di categoria, che hanno evitato ogni polemica puntando invece sull'assunzione di responsabilità e sulla volontà di affrontare gli ostacoli. Se c'è un modo di interpretare il risultato alle urne delle Europee credo sia proprio questo: la volontà di trovare soluzioni che non siano semplicemente stanziare nuovi fondi per tenere a galla un mercato, bensì fare un esame approfondito di quello che va e che non va nella nostra economia e società e poi prendere i necessari provvedimenti, che forniscano quindi delle soluzioni definitive. Per questo ritengo importante ogni spinta alle riforme, che siano per il Senato o per la burocrazia, perché tutto ha poi influenza in ogni settore della nostra vita, privata ma anche economica. E per questo si deve essere anche pronti a fare qualche rinuncia (e penso al Punto nascita o al tribunale di Gorizia) se si pensa che i fondi, poi, potranno essere utilizzati per il miglioramento della vita di tutti. Anche nel settore della nautica, ovviamente, vale lo stesso discorso: una riforma della burocrazia significa leggi più veloci e interventi più agili, ecco perché è importante coltivare il nuovo spirito che sta emergendo in questi giorni.







lunedì 26 maggio 2014

Europee: ha vinto la speranza contro la rabbia.

Il risultato più importante delle europee è aver ritrovato un paese che vuole le riforme e vuole andare avanti, senza cedere al disfattismo e alle urla. Eal premier Matteo Renzi  va dato atto di aver capito questo sentimento della gente: il 40% è in gran parte un risultato suo. Ora va consolidato, ed è una grossa responsabilità del gruppo dirigente, prendendo le decisioni e attuando le riforme promesse, sfruttando anche il ruolo chiave che avremo nel parlamento europeo.

Poi mi permetto di fare altre cinque considerazioni:
1) Il popolo italiano che lo scorso anno aveva espresso il suo disagio facendo trionfare i 5stelle, ha capito che urlando e distruggendo non si va da nessuna parte (e lo vedo ogni giorno in Parlamento)
2) sfruttando il ruolo nel Partito socialista e democratico europeo adesso Renzi ha la forza di di mettere al centro dell'agenda europea i temi veramente importanti come il lavoro;
3) come provincia di Gorizia dimostriamo ancora una volta, con il nostro 47% al PD, di essere una vera roccaforte per il centrosinistra regionale;
4) Come cittadino isontino sono quanto mai soddisfatto che, grazie al risultato della De Monte, avremo un secondo rappresentante in parlamento, la futura senatrice Laura Fasiolo. È da tantissimi anni che l'Isontino non aveva tanti rappresentanti nelle istituzioni centrali, e di questo non posso che rallegrarmi;
5) infine, una nota polemica: i sondaggisti e i giornalisti che avevano dato per spacciato il Pd e per trionfante Grillo, è meglio che vadano in vacanza per molto tempo. Evidentemente sono lontani dalla gente molto più di quanto si dica lo siano i politici.
Adesso attendiamo fiduciosi i risultati delle amministrative: il buon risultato di questa tornata è da attribuire anche ai candidati sindaci e soprattutto agli uscenti del Pd.





martedì 20 maggio 2014

Elezioni europee: dieci punti importanti


L'EUROPA È UN POPOLO NON UN ENTE DI GOVERNO


Domenica 25 maggio andiamo a votare per il Parlamento europeo. Ma non dimentichiamoci che l'Europa non è solo un insieme di enti: gli italiani, in quanto cittadini europei, sono chiamati insieme agli altri cittadini europei non a ribadire un retorico europeismo di facciata ma a una vera e propria missione di rinnovamento di una delle conquiste più importanti della nostra storia recente.

Purtroppo è vero: fatichiamo molto a sentirci cittadini europei. Eppure l'Europa è nata per consentire ad un continente che per secoli è stato diviso da conflitti e guerre di riconoscere gli elementi di unione e diventare un grande spazio di pace, di benessere e di sviluppo.

Questo obiettivo è stato centrato, ma il principio che lo ha ispirato è ancora valido: l'Europa ha senso se è condivisione delle possibilità e delle prospettive di vita, rete delle protezioni, tutela degli interessi di tutti.


Ecco i 10 punti del programma PD che a mio giudizio rappresentano questa idea:


1. L'Europa delle persone, delle opportunità e non solo delle direttive.

Abbiamo bisogno di un'Europa che dia reali opportunità di lavoro e di realizzazione. Sono proprio i giovani europei la vera scommessa: a loro il compito di mettere a servizio dell'Europa le competenze acquisite nella formazione per migliorarne il sistema e la sua coesione.


2. Infrastrutture, corridoi di comunicazione e logistica.

L'Europa deve facilitare la libera circolazione delle persone e delle merci in un'ottica di sviluppo sostenibile.


3. Nuovi saperi, capitale umano, formazione europea, cultura europea.

«Nato in Italia, cresciuto in Europa» dovrebbe essere la consapevolezza dei nostri figli. Qui la scuola ha un ruolo fondamentale: non solo agevolare i percorsi di scambio culturale o fornire informazioni su come muoversi in Europa (cv europeo, certificazioni internazionali...), ma favorire i trasferimenti fra i sistemi di istruzione europei promuovendo il riconoscimento reciproco dei periodi di studio, creando una scuola sempre più europea.


4. Impresa innovativa, ricerca, green economy, innovazione

La scelta di riportare il peso della manifattura al 20% del Pil deve essere perseguita con convinzione dalla nuova Commissione e dal nuovo Parlamento. E come dimostrano recenti studi e analisi, solo una produzione innovativa e di avanguardia può generare occupazione stabile. Investire nell'economia digitale è una priorità: un mercato digitale europeo produrrebbe una ricchezza destinata a crescere in maniera potenziale.


5. La velocità dell'Europa dipende anche dalla crescita e dal rispetto dei parametri dei trattati.

C'è bisogno di rilanciare e reinventare un modello economico, civile e politico basato sul welfare, di ricostruire la coesione sociale riducendo sotto le soglie minime la disoccupazione, la povertà e i disagi abitativi, e infine di un progetto fondato sulla solidarietà e sulla qualità della vita.


6. L'Europa nel mondo (una politica estera non dei singoli stati ma dell'Europa)

L'Unione Europea, fin dagli inizi, si è definita come un progetto e non come territorio, si è posta come identità politica e non geografica. Tutto questo si potenzia anche costruendo e valorizzando ampie reti di cooperazione e di integrazione.


7. L'Europa delle autonomie

Strategia macroregionale: la sua approvazione da parte della UE della sarà uno strumento forte e utile per rafforzare la coesione europea, e costituirà un passo importante verso la costituzione degli Stati Uniti d' Europa.


8. Un'unica politica energetica

Dobbiamo puntare a una vera unione energetica che metta al centro la sicurezza degli approvvigionamenti, la concorrenza, la riduzione delle emissioni e lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle rinnovabili con investimenti sulle reti intelligenti, sulla ricerca, sulle nuove tecnologie.


9. La vera malata d'Europa è l'agricoltura sempre più messa in mezzo dalle invasioni della globalizzazione senza una protezione.

Garantire a tutta la popolazione cibi sani e di qualità per migliorare la qualità della nostra vita tramite una continua trasparenza nell’etichettatura dei prodotti. Costruire una politica agricola comunitaria che si sviluppa sulla sostenibilità ma che consenta anche una garanzia di reddito agli agricoltori.


10. Europa centro della cultura e del turismo.

L’Europa deve riconoscere la "cultura" come protagonista in una nuova programmazione dei fondi strutturali. Lo può fare utilizzando incentivi fiscali, nuovi modelli di rapporto pubblico privato, maggiore integrazione con le politiche culturali dei Paesi membri, ponendo attenzione al digitale, alle imprese creative, ma senza dimenticare infrastrutture e servizi.
Se è vero che l’Italia possiede il più grande patrimonio artistico e culturale, non sono adeguati gli investimenti per salvaguardare e rendere fruibile questo immenso e diffuso capitale. Oltre ai necessari interventi da parte del nostro Stato, dobbiamo chiedere alla nuova Europa di saper coordinare e promuovere l’offerta turistica di tutti i territori, privilegiando le aree a maggiore richiamo e interesse.










venerdì 16 maggio 2014

Vademecum sulla Garanzia Giovani


Il primo maggio 2014 è stato avviato Youth Guarantee, programma europeo per favorire l’occupabilità e l’avvicinamento dei giovani al mercato del lavoro. Un percorso che prevede una serie di misure, a livello nazionale e territoriale, volte a facilitare la presa in carico dei giovani tra 15 e 29 anni per offrire loro opportunità di orientamento, formazione e inserimento al lavoro.
Il “Piano italiano di attuazione della Garanzia per i Giovani” è stato predisposto da una del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, composta dai rappresentanti del Ministero e delle sue agenzie tecniche – ISFOL e Italia Lavoro – del MIUR, MISE, MEF, del Dipartimento della Gioventù, dell’INPS, delle Regioni e Province Autonome, delle Province e Unioncamere.
Alcuni degli obiettivi della Garanzia per i Giovani sono stati già anticipati da una serie di misure messe in atto dal Governo, tra cui il Decreto Legge 76/2013 che prevede, tra l’altro, incentivi per le imprese che assumono giovani under 30 a tempo indeterminato, il finanziamento di tirocini formativi in azienda e nelle pubbliche amministrazioni, eil finanziamento di iniziative di auto impiego e auto imprenditorialità.

In Italia la Garanzia Giovani è partita ufficialmente il primo maggio 2014. All’8 maggio 2014 hanno aderito a Garanzia Giovani oltre 29.936 giovani, di questi 21.189 lo hanno fatto attraverso il portale nazionale www.garanziagiovani.gov.it e 8.747 attraverso i portali regionali.

Come usare Garanzia Giovani?

Il Piano Italiano prevede un sistema universale di informazione e orientamento a cui il giovane accede registrandosi attraverso vari punti di contatto (il sito www.garanziaperigiovani.it, il portale Cliclavoro, i portali regionali, i Servizi per l’Impiego e altri servizi competenti, sportelli ad hoc che saranno aperti presso gli istituti di istruzione e formazione). Nella fase di informazione e comunicazione saranno coinvolte varie istituzioni o associazioni, tra cui Camere di Commercio, associazioni sindacali e datoriali, associazioni giovanili e del Terzo Settore.
Dopo la registrazione e un primo colloquio nella fase di accoglienza, al giovane verrà indicato un percorso di orientamento individuale destinato a definire un progetto personalizzato di formazione o lavorativo/professionale. In sintesi, s’intende rendere sistematiche le attività di orientamento al lavoro anche con il mondo dell’educazione (istituti scolastici, istruzione e formazione professionale ed università), attraverso gli operatori e supporti informatici ad alto valore aggiunto.
Il Piano italiano intende offrire ai giovani l’opportunità di un colloquio specializzato da parte di orientatori qualificati che preparino i giovani all’ingresso nel mercato del lavoro con percorsi di costruzione del curriculum e di autovalutazione delle esperienze e delle competenze. Ai giovani che presenteranno i requisiti verrà offerto un finanziamento diretto (bonus, voucher, ecc.) per accedere ad una gamma di possibili percorsi, tra cui: l’inserimento in un contratto di lavoro dipendente, l’avvio di un contratto di apprendistato o di un’esperienza di tirocinio, l’impegno nel servizio civile, la formazione specifica professionalizzante e l’accompagnamento nell’avvio di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo.






domenica 27 aprile 2014

Rimborsi spese associazioni dilettanti: annullata la detassazione

E' rientrato l'allarme per il taglio della detassazione per i rimborsi spese degli sportivi dilettanti. Nel testo del decreto legge sull'Irpef, infatti, sono scomparse entrambe le soglie (2000 e 5500 euro) annunciate come possibili. I dilettanti continueranno quindi a vedere non tassati i rimborsi spese fino a 7500 euro. E' una buona notizia perché la modifica avrebbe pesato notevolmente sull'attività delle società dilettantistiche. Si rischiava di vedere un brusco stop all'attività di diffusione della pratica sportiva proprio nel campo del dilettantismo, molto importante anche in Fvg». I taglio della detassazione, avevano dichiarato molte società, avrebbe potuto mettere la parola ''fine'' alla pratica sportiva di base.

Il risultato è stato raggiunto grazie al lavoro diplomatico tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Del Rio, e il presidente del Coni Giovanni Malagò, che hanno lavorato anche a Pasqua e Pasquetta per arrivare a questo esito. La ''quadratura del cerchio'' è arrivata grazie alla garanzia della copertura al decreto legge pur togliendo la somma che sarebbe arrivata dalla riduzione della detassazione.





mercoledì 16 aprile 2014

Il futuro dei collegamenti ferroviari regionali nelle risposte del Ministero

Mantenere inalterato il progetto di Alta Velocità in quanto asse strategico, ma puntare nel breve periodo sul un progetto di velocizzazione dell'attuale asse Venezia-Trieste (che oltretutto costerebbe 1.800 milioni di euro a fronte dei 7.474 previsti per l'AV): questo è quanto emerso nell'incontro dello scorso 26 marzo tra il commissario straordinario per la Tav e Rfi secondo quanto riferito dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti in risposta a un'interrogazione degli onorevoli Mognato e Tullo in commissione.
Il Ministero spiega che si è preso atto delle determinazioni delle due Regioni Veneto e Fvg (che con atti formali hanno richiesto la modifica del tracciato) e si è stabilito di abbandonare il vecchio progetto del 2010 e di sbloccare la progettazione del nuovo tracciato che ha già il consenso per il tratto veneto (si stanno invece attendendo le osservazioni del Fvg). Rfi quindi sta lavorando per la velocizzazione della linea fino a 200 chilometri orari.
Il Ministero ha quindi risposto a una questione, sollevata dagli onorevoli Piepoli e Gigli, sul potenziamento del nodo ferroviario di Udine. In questo caso, il Ministero ha informato che entro giugno 2015 saranno completati i lavori da 10 milioni di euro progettati allo scopo di spostare il traffico merci dal tratto urbano Udine Centrale alla circonvallazione esterna, che prevedono una serie di interventi tra i quali l'inserimento di due scambi tra le linee Ud-Go e il raccordo Ud-Bivio centrale per consentire l'instradamento dei merci verso Tarvisio, e la realizzazione di un nuovo binario su Bivio Cividale. La seconda fase, finanziata per 50 milioni di euro con la legge di stabilità 2014, prevede invece il raddoppio della tratta tra Udine centrale, Udine parco e Bivio Cividale con la realizzazione di due linee indipendenti a doppio binario verso Tarvisio e Trieste.
Infine, il Ministero ha evidenziato che è in fase di avvio un negoziato con l'Austria per far riconoscere la sezione Palmanova-Udine quale sezione transfrontaliera del Corridoio Baltico-Adriatico, azione che comporterebbe un aumento della percentuale di sostegno comunitario fino a un massimo del 40% dei costi di realizzazione.







giovedì 10 aprile 2014

Schengen della salute in vigore dal 5 aprile

E' entrato in vigore lo scorso 5 aprile il Decreto legislativo 38/2014 sulle cure nell'Unione Europea, noto come lo ''Schengen della Salute''. Come ha spiegato il Ministro alla Salute Lorenzin, uno degli obiettivi a cui il nostro sistema sanitario nazionale deve tendere è quello di attirare pazienti stranieri e guadagnarsi quindi una posizione di ancora maggiore spicco in ambito europeo. E questo vale ancora di più per un territorio come quello del Fvg. L'Italia è stata uno dei primi paesi a recepire la direttiva Ue, attivando un contact point per informare i cittadini che fornirà informazioni sugli standard di qualità e sicurezza delle cure, accessibilità delle strutture e soprattutto procedure di rimborso e di autorizzazione. Informazioni che sono utili sia per chi dall'estero arriva nelle nostre strutture, sia chi dall'Italia sceglie di curarsi all'estero. Il punto di contatto e tutte le informazioni si trovano sul sito del Ministero della salute, http://www.salute.gov.it, seguendo il percorso Home > Temi e professioni > Sanità internazionale > Cure nell'Unione Europea.





mercoledì 9 aprile 2014

Giovedì 10 aprile convegno su logistica europea. Ore 16.00 a Monfalcone.

Giovedì 10 aprile alle 16.00 in Palazzetto Veneto: incontro sulle vie di comunicazione dell'Europa, organizzato dai circoli Pd di Monfalcone, Ronchi, Staranzano, e dal Pd Provinciale di Gorizia.

Ingresso libero a tutti. Partecipate!

 

giovedì 3 aprile 2014

Salvaseime: pronto il provvedimento!

Libertà ai Comuni di individuare aree, periodi e orari in cui sarà consentita la combustione controllata di materiale vegetale: è questo il contenuto dell'articolo 29 del Collegato Ambientale alla legge di Stabilità, presto in discussione alla Camera, rinominato il ''salvaseime'', in quanto ''salva'' il tradizionale falò epifanico e permette la combustione di residui provenienti da lavorazione agricola e forestale, pratica comune nei nostri campi. Mi sono attivato immediatamente, appena avuta la segnalazione del problema, presso il ministero dell'Ambiente.

L'articolo 29, ''Combustione controllata di materiale vegetale'', permetterà di salvaguardare queste antiche pratiche. Naturalmente, la combustione vedrà delle limitazioni, decise dai Comuni: aree e orari ben determinati, quantità giornaliere non superiori a tre metri/stero per ettaro, divieto nei periodi in c'è rischio di incendi boschivi. I Comuni avranno poi la facoltà di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale in tutti i casi di condizioni meteo sfavorevoli.

Con questo provvedimento riusciremo a sventare il pericolo di creare seri ostacoli all'attività agricola, senza per questo snaturare quell'importante azione di tutela del territorio che è la legge sulla Terra dei Fuochi.





mercoledì 19 marzo 2014

Chiusura Polfer Cervignano: interrogazione al Ministro Interni

Ho presentato in questi giorni al Ministero degli Interni un'interrogazione sulla chiusura del posto Polfer di Cervignano del Friuli. Nei giorni scorsi i giornali riportavano la notizia che il Ministero si appresterebbe a varare un piano di razionalizzazione delle Forze di Polizia in cui è prevista la soppressione di alcuni presidi territoriali, e tra questi  ci sarebbe chiusura del posto Polfer di Cervignano.

In particolare, da quanto si è appreso dalla circolare interna del Ministero degli Interni del 3.03.2014, il Ministero propone il taglio di un miliardo e 800 milioni di euro agli stipendi delle forze dell’ordine, la chiusura di undici commissariati, la soppressione di due compartimenti e 27 presidi della stradale e la cancellazione di 73 sezioni di polizia ferroviaria. Inoltre prospetta la chiusura di ben 73 sezioni provinciali della polizia postale, deputata a fronteggiare i reati telematici tra cui anche il cyberbullismo.

Questo piano di razionalizzazione non risparmia il nostro territorio. La ventilata chiusura del presidio Polfer di Cervignano  del Friuli ha suscitato grande allarme tra la cittadinanza già penalizzata dalla chiusura del commissariato di polizia. Inoltre, la stazione ferroviaria di Cervignano del Friuli è un nodo strategico per l’intera Bassa Friulana e  la Regione Friuli, e rimarrebbe senza alcun controllo da parte delle forze dell’ordine. Per garantire  la tutela dell’ordine pubblico rimarrebbero solo i pochi addetti di una stazione dei Carabinieri, con una microcriminalità in costante aumento.

Sarebbe invece opportuno potenziare il controllo con la possibilità di impiego del personale Polfer anche in compiti di pattugliamento nel territorio cittadino, in coordinamento con le altre forze di polizia. Da qui la richiesta di sapere dal governo se non sia possibile effettuare tagli alternativi senza intaccare importanti presidi di sicurezza che operano per la tutela del cittadino, con conseguente stralcio della ventilata soppressione del posto Polfer di Cervignano del Friuli, e nel caso in cui il taglio venga attuato, capire con quali criteri e modalità gli operatori della Polfer di Cervignano del Friuli verrebbero riassorbiti e riorganizzati nell’ambito delle Forze dell’Ordine.






venerdì 14 marzo 2014

La Svolta Buona: le slides


Qui sotto potete scaricare le slides presentate dal presidente del consiglio:

 La Svolta Buona

venerdì 7 marzo 2014

Seime in pericolo con la nuova legge reati ambientali? basta usare il buon senso...

Seime in pericolo? Basta usare un po' di buonsenso nell'applicare un decreto necessario a situazioni come quella della ''Terra dei Fuochi''. Mi auguro che basti questo per risolvere una vicenda che rischia di essere il solito ''teatrino all'Italiana''.

Il caso del nuovo provvedimento che aggiorna il codice penale aggiungendo tra gli altri il reati di disastro ambientale, e che potrebbe però causare problemi all'attività agricola o a feste tradizionali come le ''Seime'' se applicato rigidamente, sta tenendo banco in questi giorni. Il provvedimento infatti prevede quattro nuovi reati: impedimento del controllo, traffico e abbandono di materiale di alta readioattività, inquinamento ambientale (per chi deteriora in modo rilevante la biodiversità anche agraria e l'ecosistema o lo stato del suolo, delle acque o dell'aria) e disastro ambientale (per chi altera gravemente o irreversibilmente l'ecosistema o compromette la pubblica incolumità). Per questi due reati è prevista una pena che può andare da 2 a 15 anni. Bruciare seime o residui agricoli potrebbe infatti essere considerato combustione di rifiuti e quindi sanzionato.

La legge doveva essere fatta per provvedere ad alcune gravi situazioni nazionali ma non deve e non può diventare un problema per le pratiche agricole o alcune tradizioni. Come in tutti i casi, ci vuole un po' di buon senso nella sua applicazione. Siamo comunque aperti a qualsiasi correttivo le associazioni agricole vogliano proporre per chiarire la questione.

 Qui sotto riporto una ''guida breve'' al provvedimento sui reati ambientali:

 Quattro nuovi reati:

 1. DISASTRO AMBIENTALE: punisce con il carcere da 5 a 15 anni chi altera gravemente o irreversibilmente l'ecosistema o compromette la pubblica incolumità.

 2. INQUINAMENTO AMBIENTALE: prevede la reclusione da 2 a 6 anni (e la multa da 10mila e 100mila euro) per chi deteriora in modo rilevante la biodiversità (anche agraria) o l'ecosistema o lo stato del suolo, delle acque o dell'aria. Se non vi è dolo ma colpa, le pene sono diminuite da un terzo alla metà. Scattano invece aumenti di pene per i due delitti se commessi in aree vincolate o a danno di specie protette.

3. TRAFFICO E ABBANDONO DI MATERIALE DI ALTA RADIOATTIVITA': colpisce con la pena del carcere da 2 a 6 anni (e multa da 10mila a 50mila euro) chi commercia e trasporta materiale radioattivo o chi se ne disfa abusivamente.

4. IMPEDIMENTO DEL CONTROLLO: chi nega o ostacola l'accesso o intralcia i controlli ambientali rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

La riforma prevede inoltre:
• AGGRAVANTE ECOMAFIOSA. In presenza di associazioni ma!ose !nalizzate a commettere i delitti contro l'ambiente o a controllare concessioni e appalti in materia ambientale scattanole aggravanti - previste anche in caso di semplice associazione a delinquere e se vi è partecipazione di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.
• SCONTI PENA. Pene ridotte da metà a due terzi nel caso di ravvedimento operoso: ossia se l'imputato evita conseguenze ulteriori, aiuta i magistrati a individuare colpevoli o provvede alla boni!ca e al ripristino.
 • RADDOPPIO PRESCRIZIONE. Per i delitti ambientali i termini di prescrizione raddoppiano. Se poi si interrompe il processo per dar corso al ravvedimento operoso, la prescrizione è sospesa.
• OBBLIGO CONFISCA. In caso di condanna o patteggiamento della pena è sempre ordinata la con!sca dei beni che costituiscono il prodotto o il pro!tto del reato e delle cose servite a commetterlo o comunque di beni di valore equivalente nelladisponibilità (anche indiretta o per interposta persona) del condannato.
• CONDANNA AL RIPRISTINO. Il giudice, in caso di condanna o patteggiamento della pena, ordina il recupero e, dove tecnicamente possibile, il ripristino dello stato dei luoghi a carico del condannato.
• GIUSTIZIA RIPARATIVA. In assenza di danno o pericolo, nelle ipotesi contravvenzionali previste dal codice dell'ambiente si ricorre alla 'giustizia riparativa puntando alla regolarizzazione attraverso l'adempimento a speci!che prescrizioni. In caso di adempimento il reato si estingue.
• COORDINAMENTO INDAGINI. In presenza dei delitti contro l'ambiente ('reati spia'), il pm che indaga dovrà darne notizia al Procuratore nazionale antimafia.







mercoledì 12 febbraio 2014

Detroit: crisi a cui tutti devono fare attenzione

Purtroppo la situazione della Detroit di Ronchi va a sommarsi alle tante altre situazioni di crisi del nostro paese, per risolvere le quali ci si dovrebbe attivare subito in maniera decisa e compatta. Purtroppo l'instabile situazione politica attuale ostacola non poco questo processo. Nel caso della Detroit, oltre a inviare la mia solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie, voglio cercare di capire se ci sia la possibilità di aprire un tavolo di confronto a livello nazionale per trovare una soluzione alla crisi di un'azienda che è comunque un fiore all'occhiello della nostra economia, o se qualche azione in questo senso sia già stata fatta e abbia bisogno di un supporto. Mi auguro che l'attenzione di tutti, dal livello locale in su, non venga meno su questi e altri momenti difficili.





lunedì 10 febbraio 2014

La Rai e le esenzioni per gli over 75

Perchè la Rai non pubblicizza la possibilità da parte degli over 75 con reddito minimo (pensionati) di essere esentati dal pagamento del canone? Questa la domanda che ho espresso, facendo presente la mancata pubblicizzazione dell'esonero possibile per le categorie più deboli, e che sarà oggetto di una interrogazione.
In particolare, per ottenere l'esenzione dal canone occorre «aver compiuto 75 anni di età entro il termine di pagamento del canone; non convivere con altri soggetti diversi dal coniuge titolari di reddito proprio; possedere un reddito che unitamente a quello del proprio coniuge convivente, non sia superiore complessivamente ad euro 516,46 per tredici mensilità, ovvero 6.713,98 euro annui. Tale requisito del reddito deve essere riferito all'anno precedente a quello per il quale si intende fruire dell'agevolazione». La domanda di esenzione deve essere presentata utilizzando il modulo di dichiarazione sostitutiva scaricato dal sito Internet dell'Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) oppure reperito negli uffici locali o territoriali della stessa o negli sportelli delle sedi regionali della Rai. La domanda deve essere spedita tramite raccomandata a ''Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale I di Torino- Ufficio territoriale di Torino 1 Sportello S.A.T. Casella postale 22 10121 - Torino (To)'' oppure consegnata agli uffici territoriali dell'Agenzia delle Entrate. Tutti i contribuenti interessati possono richiedere assistenza e informazioni al numero 848.800.444 o agli uffici dell'Agenzia presenti su tutto il territorio nazionale. Inoltre è a disposizione dei cittadini il Call Center Risponde Rai al numero 199.123.000. Nelle annualità  successive, i contribuenti possono continuare a beneficiare dell'agevolazione senza procedere alla presentazione di nuove dichiarazioni.
E' inoltre possibile ricevere il rimborso nel caso in cui si sia pagato il canone pur avendo diritto al rimborso: in questo caso si può fare domanda di rimborso (fino all'anno 2008). La domanda dovrà essere effettuata tramite l'apposito modulo che può essere scaricato dal sito Internet dell'Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) oppure reperito presso gli uffici locali o territoriali della stessa Agenzia delle Entrate o agli sportelli delle sedi regionali della Rai. La domanda deve essere spedita tramite raccomandata al seguente indirizzo: ''Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale I di Torino Ufficio territoriale di Torino 1 Sportello S.A.T. Casella postale 22 10121 - Torino (To)'' oppure consegnata agli uffici territoriali dell'Agenzia delle Entrate.





venerdì 7 febbraio 2014

Alitalia: si deve tutelare il territorio

Benissimo il piano industriale Alitalia aperto e globale, auspicabile il rapporto con Etihad, giusto il piano industriale e di sviluppo dell'Aeroporto di Fiumicino, ma occorre ricordare ad Alitalia, la compagnia di bandiera del nostro paese, che esistono territori che hanno bisogno di lei, come il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte, con decisioni prese assieme e non affidate solo ed esclusivamente ai manager. Così ho replicato in aula al ministro delle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi in merito alla risposta data all'interrogazione a risposta immediata sulle ''linee portanti della possibile partnership finanziaria e industriale tra Alitalia ed Etihad''. 

Lupi ha spiegato che «Abbiamo presentato un Piano nazionale degli aeroporti che, per la prima volta, ragiona su aeroporti strategici e aeroporti di interesse nazionale. L'accordo tra privati deve essere funzionale a questo rilancio del piano industriale nel recuperare fette di mercato, dando nuova spinta all'occupazione e dando nuovo grande respiro». 

Ho replicato dicendo che tutte queste sono ottime premesse. Non dobbiamo però dimenticarci che Alitalia è la nostra compagnia di bandiera, e quindi deve prevedere particolare attenzione per i territori nazionali, specialmente quelli non toccati dall'offerta ''concorrenziale'' delle ferrovie. Penso alle isole, che hanno la necessità di collegamenti con il resto del paese e il mondo, ma anche il nord, come il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia, e quindi mi auguro che si possa ben utilizzare le opportunità di Expo 2015.





mercoledì 5 febbraio 2014

Norma Rc Auto: ha vinto il buon senso!

Ha vinto il buonsenso: questo il mio commento alla notizia che il governo stralcerà l'articolo 8 del decreto di Destinazione Italia, ovvero le controverse norme che penalizzavano le piccole imprese e vantaggio delle compagnie assicurative prevedendo l'obbligo di far riparare l'auto dopo un sinistro solo nelle carrozzerie convenzionate con le assicurazioni auto. La decisione è stata presa nell'incontro tra governo e capigruppo di maggioranza, questa mattina a Palazzo Chigi, per garantire il superamento dell'ingorgo che metteva a rischio l'approvazione stessa del provvedimento e degli altri decreti. E' una buona notizia, anche perché adesso si provvederà a elaborare un provvedimento ad hoc su questo punto sentendo le parti interessate, in particolar modo consumatori e artigiani.

martedì 4 febbraio 2014

Banca d'Italia: le domande-risposte per capire la vicenda

 Una interessante sintesi della vicenda Banca d'Italia, domande. risposte chiare.


SINTESI DELLE FAQ SU RIFORMA ASSETTO PROPRIETARIO BANCA D’ITALIA

Chi possiede Banca d’Italia? La Banca d’Italia non è mai stata statale, ma proprietà degli istituti bancari e assicurativi.

Qual è oggi la compagine azionaria? Oggi più del 50 per cento è in mano a Intesa San Paolo e Unicredit.

C’è quindi il pericolo che i controllati (le banche) controllino il controllore (la Banca d’Italia esercita la vigilanza sui mercati del credito e delle assicurazioni)? No, perché la Banca d’Italia è e resta un Istituto di diritto pubblico e i soci proprietari delle azioni non hanno alcun potere sulla governance dell’istituto e sulla gestione delle attività istituzionali della Banca.

Cosa succede con la riforma? Nessuno potrà possedere più del 3 per cento delle azioni di Banca d’Italia. Gli azionisti che oggi ne possiedono di più dovranno vendere.

Qual è la regola per la rivalutazione? La nuova regola è che agli azionisti verrà riconosciuto un rendimento non superiore al 6 per cento del capitale investito (non più, quindi, delle riserve). Il valore del capitale viene portato a 7,5 miliardi. Quindi, il massimo dei dividendi attribuibili in futuro è di 450 milioni, una cifra inferiore al massimo oggi raggiungibile.

Qual è il beneficio “di sistema” di questa operazione? Finora le azioni di Banca d’Italia non potevano far parte del capitale di vigilanza dei soggetti che le possedevano, appunto perché non stavano sul mercato e non c’era un criterio univoco di valutazione. Grazie alla riforma, potranno essere inserite nel capitale di vigilanza.

E allora? C’entrano forse Basilea 3 e i nuovi criteri prudenziali dell’Unione bancaria? Sì. Le banche sono limitate, nel credito che possono erogare, dalla quantità del loro patrimonio. I requisiti di patrimonializzazione richiesti alle banche sono molto aumentati dopo la crisi del 2008-2009. Tutti gli organismi internazionali, e per ultima l’Unione Europea, hanno introdotto metodi più stringenti di valutazione dei rischi e requisiti patrimoniali più elevati. E questo è, insieme alla crisi dell’economia reale, una delle cause della restrizione del credito bancario di cui soffrono soprattutto le imprese piccole e medie.

Quindi i 7,5 miliardi derivanti dalla rivalutazione rafforzano il patrimonio del sistema bancario? Sì. E si ottiene questo risultato senza spendere neanche un euro del bilancio pubblico. I proprietari delle azioni rivalutate le venderanno sul mercato per scendere al 3 per cento: i soldi che andranno alle banche verranno dal mercato, non dallo Stato.

Le riserve della Banca d’Italia potrebbero essere usate per altri scopi, ad esempio per finanziare investimenti pubblici o altre forme di spesa pubblica? No, assolutamente no. Non si tratta di un “tesoretto” a cui liberamente attingere, ma appunto di un attivo che garantisce l’intero paese all’interno dell’Unione Economica e Monetaria. Oggi, dopo la crisi finanziaria e con l’Italia soggetta alla crisi del suo debito pubblico, è impensabile anche solo ipotizzarlo. In realtà, le riserve non vengono spese neppure con l’operazione effettuata dal decreto 133, perché esse cambiano semplicemente collocazione all’interno dello stato patrimoniale della Banca d’Italia, spostando 7,5 miliardi da riserve a capitale sociale. Abbiamo però ottenuto il massimo possibile nelle condizioni date: utilizzarle come volano per il rafforzamento del patrimonio del sistema finanziario (bancario e assicurativo) italiano, con effetti indirettamente positivi sulla crescita tramite riduzione delle restrizioni sul credito.

 Perché la riforma di Banca d’Italia è stata legata all’IMU? Perché la copertura finanziaria per l’abolizione della rata IMU prima casa di dicembre è stata messa a carico del settore creditizio, finanziario e assicurativo, nonché della stessa Banca d’Italia, con l’aumento degli acconti IRES e IRAP e con un’addizionale straordinaria alle aliquote IRES, per un totale di 2,163 miliardi nel 2013 e 1,5 nel 2014. Mentre, da un lato, si chiede questo sforzo al settore, dall’altro gli si concede il beneficio indirettamente derivante dalla rivalutazione delle azioni della Banca centrale. Peraltro, dalla rivalutazione emergerà un introito fiscale aggiuntivo di circa un miliardo per il bilancio dello Stato.