giovedì 30 dicembre 2010

Auguri di buon anno!

I miei migliori auguri per un Buon Natale e un Felice 2011!



La finanziaria regionale

Adesso che si sono calmate le acque, possiamo pensare con più tranquillità alla Finanziaria regionale 2010, che grazie agli emendamenti presentati riserva delle buone notizie anche per la Provincia di Gorizia, a cui andranno circa il 10 per cento dei fondi dei vari capitoli.

Tre sono stati gli interventi principali: il primo ha riguardato il capitolo dell'edilizia agevolata, ovvero fondi per i mutui e le case Ater: 90 milioni per i primi, altri 14 per le seconde; importi che come detto avranno ricadute per circa il 10% sul nostro territorio.
Lo stesso di può dire del discorso del credito d'imposta sull'Irap per le piccole e media imprese, che avranno dei vantaggi se decideranno di non licenziare; un fondo che potrà arrivare fino a 10 milioni di euro.

Infine, abbiamo combattuto sulle singole decisioni riguardanti i capitoli della cultura e dello sport, personalmente in quanto ritengo che il lavoro del volontariato sia uno dei cardini della nostra società.

Quello che invece abbiamo criticato, nel documento di fine anno, sono gli emendamenti per il pubblico impiego: in primo luogo perchè i nostri dipendenti hanno comunque una paga del 20% più alta rispetto ad altre zone d'Italia, ma in particolare, andando oltre la questione monetaria, perchè si è voluto fissare per legge quanto invece sarebbe stato necessario delegare alla contrattazione sindacale.

Sicuramente un nostro impegno è stato riservato alla situazione dell'Ospizio Marino di Grado: con un apposito documento abbiamo impegnato la giunta a far sì che si attivi presso i tre liquidatori perchè intraprendano le azioni necessarie affinchè l'Istituto barellai prosegua nella missione sociale a favore di tanti pazienti (specie disabili e anziani) e affinchè vengano salvaguardati i posti di lavoro qualificati e specialistici, al fine di dare garanzie ai lavoratori e serenità alle loro famiglie.

Un altro risultato è stato quello di salvare il Centro Studi e Restauro di Gorizia: abbiamo fatto presente che il Centro deve non solo portare a termine i lavori, ma anche prefinanziarli, e quindi corrispondere tutti gli stupendi e pagare tutte le spese senza ricevere e alcun importo in anticipo dalla Regione. Quindi il sistema di pagamento pensato dalla Regione, che prevedeva di saldare il previsto solo a completamento del programma, avrebbe implicato una fideiussione bancaria a garanzia con conseguenti rischi e oneri a carico della Cooperativa. Considerato questo, la giunta regionale (che inizialmente si era rifiutata, ed ha dovuto cambiare idea dopo il voto in Consiglio) si è impegnata a ridefinire i termini dell'attuale contratto venendo incontro a quanto segnalato.

Sempre nell'ambito culturale, un nostro ordine del giorno ha impegnato Tondo e la giunta a pensare a un maggior sostegno economico del festival E' Storia, che a causa dei tagli al budget rischiava di non vedere realizzata la sua settima edizione. Tondo si è impegnato a trovare non solo i finanziamenti necessari a mantenere il livello attuale di qualità, ma anche a farlo ulteriormente crescere.

Infine, un terzo ordine del giorno ha permesso di garantire, anche in futuro, l'attività didattica della scuola merletti di Gorizia, che si trova da tempo alle prese con un drammatico problema per quanto riguarda il personale (per via dei pensionamenti sono rimaste solo due insegnanti inquadrate in ruolo regionale). Il personale che viene assunto con contratti temporanei per garantire l'attività didattica non è sufficiente a garantire anche la presenza a mostre e manifestazioni del settore, con evidente danno all'ottima reputazione di cui gode la scuola in Italia e all'estero. Ecco quindi che la giunta si è impegnata a promuovere iniziative concrete per l'aggiornamento delle disposizioni normative che regolano la gestione della scuola.

Per ultimo, con un ordine del giorno su Savogna, la giunta si è impegnata a prevedere un intervento regionale pluriennale, in un'ottica di sviluppo dei valori ambientali, sociali e culturali, per la ricostruzione e riqualificazione urbanistica dell'area interessata ai lavori di realizzazione dell'autostrada Gorizia-Villesse, onde evitare che l'impatto di tale intervento diventi permanente.

venerdì 10 dicembre 2010

Sui movimento ''poco rassicuranti'' nella Sanità regionale

Ormai i buoi sono scappati dalla stalla. Nonostante i nostri interventi pare che il futuro dell'Azienda Sanitaria Isontina sia segnato, ovvero venga inglobata da Trieste e, da lì al suo ridimensionamento non passerà molto. Si dice ciò venga fatto per evitare i doppioni. E allora, se si vuole evitare i doppioni, che si faccia pure un'Azienda unica per tutta la Regione Fvg. Vediamo se si ha il coraggio.

È il mio intervento ''provocatorio'' sui movimenti che si stanno verificando in queste ore nel settore sanità: da una parte la presentazione di una proposta del Pdl di unificare le aziende sanitarie, che nel caso dell'Isontino farà passare Gorizia sotto Trieste, e dall'altra la notizia del potenziamento dei reparti di Chirurgia di Cattinara per servire anche Gorizia e Monfalcone. Tutto fa pensare che ormai il passaggio dell'Azienda Isontina sotto quella triestina sia cosa fatta. Un'ipotesi che era stata fortemente contestata sia sul territorio che in consiglio regionale dal gruppo del Partito Democratico. Credo che prima o dopo sarà questo il punto a cui arriveremo, e questo nonostante le nostre opposizioni, sul territorio o nelle sedi politiche.

Più volte nei mesi scorsi avevo avvisato che quello a cui si puntava, con il nuovo piano sanitario, fosse di unificare Gorizia a Trieste e, da lì in avanti, farla diventare una sede staccata dell'Azienda triestina, depauperandola della sua autonomia e dei reparti più importanti. Si sostiene che sia un'azione necessaria per evitare i doppioni e razionalizzare le spese.

Va bene, ma allora facciamolo fino in fondo: creiamo un'azienda unica regionale che gestisca tutto il territorio, senza distinzioni tra province. Vediamo se la maggioranza vuole arrivare a questo punto. Perchè altrimenti sorge il sospetto che non di razionalizzazione si tratta, quanto dell'egemonia di una provincia sull'altra.

martedì 30 novembre 2010

Consiglio regionale: tre giorni di vergogna!

Tre giorni di ''lavori'' in cui non è stato fatto niente, salvo qualche interrogazione, interpellanza question time. E tutto per via delle liti interne alla maggioranza, che non è capace neppure di portare a casa quanto lei stessa propone.

Lo voglio denunciare con forza: in tre giorni, il consiglio regionale non ha fatto praticamente niente. Il primo giorno era in programma, dopo le mozioni e interpellanze, la discussione su Sappada, sull'obbligo di segnalazione per il soggiorno illegale, e sull'elezione dei componenti di due comitati. Seguivano norme sulla circoscrizione e gli obiettivi di finanza pubblica.
Il secondo giorno, dopo il questione time, si doveva discutere delle norme sull'ordinamento degli enti locali, dei costi della Cimpello Gemona e della discarica di Trivignano Udinese.
Il terzo giorno, la discussione avrebbe dovuto riguardare il piano delle attività estrattive.

Che cosa è stato fatto? Il voto su Sappada, il voto sul reato di ingresso voluto dalla Lega (che peraltro è stato respinto), le nomine nei comitati (durate entrambe un quarto d'ora), e basta. Niente norme di circoscrizione, niente finanza pubblica, niente ordinamento enti locali, niente Cimpello-Gemona, niente discarica, niente Piano delle attività estrattive. In pratica, il Pdl e la Lega si sono arenati, per tre giorni, sulle circoscrizioni. E lì è finita la discussione, dal momento che non hanno trovato un accordo.

La situazione non può che causare una grande indignazione. E non è colpa nostra: come centrosinistra, eravamo pronti a dare battaglia sulla questione delle attività estrattive. Non siamo neppure arrivati a discuterne. E questo è l'unico elemento positivo, dal momento che il Piano è era una cosa assurda e vergognosa,e molto pericolosa per il saccheggio del territorio.

lunedì 22 novembre 2010

Case ater? Più piccole e più care per chi non vive a Trieste e Tolmezzo

Case più piccole, e che chi avrà la fortuna di essere costruirle a Trieste e Tolmezzo potrebbe pagarle anche meno. Sono i due aspetti del nuovo regolamento per l'edilizia convenzionata che hanno suscitato la nostra protesta, come consiglieri del Partito Democratico, in quarta commissione dove il documento è stato illustrato dall'assessore Riccardo Riccardi. Due le assurdità: il fatto che chissà perchè si considera che costruire una casa costi di più a Trieste che a Gorizia, e il fatto che si prevedano appartamenti con un numero di stanze pari al numero dei richiedenti: e se poi questi hanno dei figli?
Punto primo: si è voluto dividere il territorio regionale in diverse aree con diversi contributi. Così, per un casa in edilizia convenzionata realizzata a Trieste il contributo è più alto che per una realizzata a Gorizia, sebbene lo stesso prezziario dei lavori pubblici redatto dalla Regione indica che, in realtà, il costo è uguale ovunqu». Il documento prevedeva infatti in origine per il contributo alle Ater (alzato dall'attuale 35% al 45%) importi massimi per alloggio variabili a seconda della provincia: 52.500 euro a Udine, 55mila a Gorizia e Pordenone e 60mila nella provincia di Trieste. A questo abbiamo opposto una nostra osservazione , che vede il mantenimento a 60mila euro per tutti o, almeno, l'accorpamento di tutte le Ater ai 55mila euro, salvo Trieste e Tolmezzo, considerate zone montane, che salgono a 60mila. Adesso deciderà la giunta.
Secondo punto contestato dal Pd: il numero delle camere. Finora, gli appartamenti erano assegnati con il criterio del numero di stanze, che doveva essere pari al numero dei richiedenti più uno. Adesso, si prevede che il numero delle stanze sia pari a quello dei richiedenti. Per stanze si intendono gli spazi che non sono bagno o atrio. Così, se una coppia fa richiesta di una casa, ne avrà una con due stanze sole: e se poi ha un figlio? E un single che farà? Vivrà in un monolocale?. Il Pd aveva quindi chiesto lo stralcio di questo articolo, trovando però il ''no'' della maggioranza. E quindi, al momento del voto, si è astenuto. Ci siamo astenuti perchè possiamo anche condividere il concetto di adeguare le case alla richiesta, ma non in questo modo.

mercoledì 17 novembre 2010

Le proposte del Pd sui costi della politica

Sono tre le proposte di legge avanzate dal Partito Democratico per limitare i costi della politica. Vediamo di illustrarle, brevemente, nei loro punti principali.

1)La prima proposta riguarda la riduzione del numero di consiglieri regionali. L’attuale Statuto di autonomia prevede che il numero dei consiglieri sia di uno ogni 20.000 abitanti o frazioni superiori a 10.000 abitanti. Il censimento del 2001 certificava che gli abitanti del Friuli Venezia Giulia erano poco più di 1.180.000, per cui nelle elezioni regionali del 2008 sono stati eletti 59 Consiglieri. Poiché però in questi ultimi anni si è verificato un aumento della popolazione della Regione, è possibile che il censimento del 2011, confermando questo dato, dia la possibilità di eleggere ben 62 Consiglieri. Sia che i Consiglieri restino 59, sia che diventino 62, comunque si tratta di una rappresentanza ridondante.
In concreto, dunque si propone la riduzione dei Consiglieri regionali a 48 (e cioè 1 rappresentante ogni 25.000 abitanti circa), fissando tale numero direttamente nello Statuto, svincolandolo quindi dalle risultanze del censimento generale della popolazione. Questa proposta consente oltretutto di ottenere consistenti risparmi, quantificabili in un importo che varia, secondo una valutazione prudenziale, dai 2.750.000 ai 3.500.000 euro annui.

2)La seconda proposta ha l’ obiettivo di limitare la possibilità di scegliere gli Assessori regionali al di fuori del Consiglio regionale, prevedendo che gli Assessori esterni possano essere al massimo un terzo di quelli da nominare. La riduzione degli Assessori esterni comporta anche un certo risparmio, il che non guasta, in tempi di dibattito sulla riduzione dei costi della politica.

3)La terza proposta, infine, ha come base la discussione sui compensi, considerati iperbolici rispetto al servizio reso, dei parlamentari e dei consiglieri regionali. Il Gruppo del PD ha voluto affrontare queste tematiche, senza cedere a spinte demagogiche e a pulsioni populiste. Il risultato è stata una proposta di legge in tre articoli.
a) L’articolo 1 prevede che l’assegno vitalizio “di reversibilità” venga reso facoltativo mediante l’accettazione o meno, da parte del Consigliere, della trattenuta del 5% sulla indennità di presenza (attualmente la trattenuta è del 2%); che l’ età di godimento dell’assegno vitalizio venga elevata dagli attuali 60 a 65 anni; che venga eliminata la possibilità, per i Consiglieri con almeno 8 anni di mandato, di chiedere l’anticipo del 50% dell’indennità di fine mandato maturata; e infine che la possibilità di versare i contributi volontari per ottenere l’assegno vitalizio venga limitata ai Consiglieri che abbiano una contribuzione superiore a 54 mesi ma inferiore a 5 anni: per chi ha una contribuzione inferiore a 54 mesi, c’è il diritto alla restituzione dei contributi versati.
b) L'articolo 2 prevede che vengano estese agli Assessori le innovazioni introdotte con l’articolo 1.
c) L'articolo 3 infine definisce un nuovo criterio per la individuazione del contingente di personale spettante alle segreterie dei Gruppi. In particolare si prevede che ad ogni gruppo spetti, oltre al Caposegreteria, un numero di addetti pari al numero dei Consiglieri senza incarico appartenenti al Gruppo (ovvero quelli che non ricoprono incarichi di Giunta, di Presidente e Vice Presidente del Consiglio, e di Presidente di Commissione). Inoltre si prevede che il finanziamento sostitutivo (assegnato ai Gruppi che non si avvalgono interamente del contingente di personale loro assegnato) debba essere utilizzato esclusivamente nell’ambito di rapporti di consulenza o collaborazione.

domenica 7 novembre 2010

Che fine farà l'aeroporto di Ronchi???

Non si mette in dubbio che aprire una collaborazione Venezia-Ronchi sia un'azione importante e corretta. Solo, si vorrebbero conoscere i dettagli di questa collaborazione, e soprattutto capirne i tempi, le modalità e i soggetti di riferimento.

Richieste che come gruppo consiliare del Partito Democratico abbiamo rivolto all'assessore ai Trasporti Riccardo Riccardi dopo il suo ''blitz'' di qualche giorno fa con la dirigenza dell'aeroporto veneziano. Quello che vogliamo capire è a che titolo l'assessore sia andato a Venezia. A nome della giunta? Della direzione aeroportuale (ma in tal caso non avrebbe dovuto essere compito del presidente Dressi?).Oppure ancora suo personale?

E' il primo punto da chiarire, per evitare che si pensi che il blitz sia solo un mezzo per avere articoli sui giornali senza conseguenze sul piano pratico. Più volte interpellato in commissione, Riccardi in due anni non ha mai fornito spiegazioni precise e chiare sulle intenzioni della Regione riguardo a un'eventuale collaborazione con Venezia.

Quindi chiedo: prima di parlare dell'asse Venezia-Ronchi, non sarebbe il caso di illustrare anche ai rappresentanti regionali il piano industriale dell'aeroporto veneto? Non ci risulta che questo sia mai stato fatto. Anzi, nel suo ultimo intervento Riccardi pare aver detto tutto il contrario di tutto.

La richiesta del gruppo del PD riguarda quindi semplicemente una maggiore chiarezza sul futuro dello scalo aeroportuale e delle scelte che lo riguardano, tanto più che ora la Regione ha il cento per cento della responsabilità dello scalo regionale.

martedì 26 ottobre 2010

La collaborazione transfrontaliera...

C'è una precisa volontà nel non pubblicizzare la collaborazione della Slovenia per le modifiche alla viabilità in occasione dei lavori alla rotonda di Sant'Andrea? Oppure dobbiamo pensare che il ''dimenticare'' uno dei primi esempi di ''collaborazione transfrontaliera'' sia solo un caso?

Me lo sono chiesto di recente (avrete letto forse gli articoli sui quotidiani Il Piccolo e Messaggero Veneto) prendendo spunto dalle segnalazioni arrivate dagli stessi cittadini goriziani.

Ecco la vicenda: a causa delle modifiche alla viabilità previste da Autovie Venete, il traffico in entrata a Gorizia viene deviato, e a un certo punto passa anche ''oltreconfine'' per poi arrivare a Gorizia. Nella parte slovena sono stati sistemati dei cartelli con la dicitura ''deviazione'' in italiano per aiutare gli automobilisti. Un esempio perfetto di collaborazione transfrontaliera, da parte però dell'amministrazione di Nova Gorica. E tutto grazie a quanto portato avanti da Prodi nel 2006.

Mi domando come mai dalla nostra amministrazione goriziana non sia giunta notizia di questo fatto, che ha positivamente impressionato molti concittadini: è uno dei primi veri esempi dei vantaggi che deriverebbero da una vera politica transfrontaliera a Gorizia. La domanda quindi viene rivolta al sindaco di Gorizia: il fatto che tale evento sia passato sotto silenzio è un caso, oppure una precisa (e criticabile) scelta politica?

E già che ci sono mi rispondo: Romoli dimostri che si tratta della prima ipotesi facendo due gesti simbolo: rimuovere la garrita al valico San Gabriele, e togliere i vasi di fiori, ultimo ostacolo, alla Transalpina.

martedì 12 ottobre 2010

Fronte del Porto

Con la recente modifica alla normativa nell'ambito della legge di manutenzione in Consiglio regionale, l'escavo del porto di Monfalcone dovrebbe ormai essere cosa fatta. O, almeno, la Regione non ha più alibi per ''scaricare'' la realizzazione di un'opera così necessaria. Nella recente legge di manutenzione discussa in aula, infatti, abbiamo modificato la normativa sulla linea della legge nazionale, ampliando le competenze della Regione in materia di demanio marittimo.

In questo modo, tali compiti ricadono interamente in capo alla Regione. Questo quindi dovrebbe far cadere ogni difficoltà sul percorso del via ai lavori: la Regione ha tutti gli strumenti per muoversi quanto prima. Sono dodici anni e più che aspettiamo questo intervento, forse sarebbe il momento di fare qualcosa di concreto.

Secondo me, infatti, è indifferente chi realizzerà le opere (Consorzio Industriale o Azienda Speciale per il Porto), quello che importa è che si parta il prima possibile. Sono già due gli incontri che come consiglieri regionali abbiamo organizzato per discutere dei molti problemi del Porto e il terzo era in programma questa mattina.

Poi, nei prossimi giorni ci troveremo assieme al presidente della Quarta commissione consiliare per capire come è la situazione e quali manovre sono indispensabili per uscire dall'impasse burocratico.

Un'assurda proposta

Una modifica che rischia di vanificare la tutela ambientale sul territorio regionale: è la mia denuncia del riguardo ai provvedimenti proposti dalla Lega Nord in materia di norme regionali sulla caccia. Una modifica che rischiava di passare sotto silenzio e che invece sarà prossimamente oggetto di incontri e verifiche del Pd con le associazioni di cacciatori che si dicono veramente interessate a tutelare la natura del Fvg.

Quali le modifiche proposte dalla Lega? Innanzitutto la modifica alle quote massime di prede per ciascun cacciatore. Prima, infatti, se un cacciatore di una regione limitrofa veniva a cacciare assieme a uno del Fvg sul territorio regionale, veniva incluso nella sua quota di prede. Ora, invece, conserva la sua quota che viene quindi sommata a quella del cacciatore regionale. In pratica, se prima un cacciatore del Fvg, anche in compagnia di uno di un'altra regione, poteva cacciare per esempio cinque fagiani, ora se ne potranno uccidere cinque a testa, con un raddoppio quindi delle prede cacciabili.

Altra modifica prevista, il fatto che il libretto di conteggio delle prede possa venire compilato non più dopo ogni animale ucciso, com'era finora, bensì alla fine della giornata. Di fatto, rendendo vani i controlli delle forze dell'ordine. Ecco quindi che il gruppo del Pd ha in mente, nelle prossime settimane, la mobilitazione delle associazioni di categoria a protesta contro le modifiche alla normativa. Modifiche assurde volute dal gruppo consigliare della Lega Nord.

domenica 3 ottobre 2010

La risposta di Kosic: deludente!!!!

Delusione e sconcerto. Sono questi i sentimenti che ho espresso a nome del gruppo regionale sulla risposta fornita dall'assessore alla Salute Kosic all'interrogazione sull'Ospizio Marino di Grado. Interrogazione che, ricordo, chiedeva l'intervento della Regione, magari tramite l'Ass1 Isontina, per una riapertura almeno temporanea della struttura. Invece le risposte dell'assessore sono state un ''no'' su tutta la linea e questo, dopo l'affermazione di Tondo di qualche giorno fa sul massimo interesse della Regione verso il futuro dei lavoratori, ci ha quanto mai deluso e sconcertato. Anche perchè ora il rischio, più che concreto, è che la struttura perda la sua funzione socio-assistenziale per diventare una clinica privata a tutti gli effetti.

Kosic ha infatti escluso la possibilità di una gestione provvisoria. Tale eventualità è «stata esclusa dagli stessi commissari liquidatori che, invece, hanno deciso di sciogliersi dal contratto di affitto stipulato dal commissario straordinario dott. Zilli, che appunto una tale tipologia di gestione prevedeva e che era l'unica possibilità per evitare l'interruzione dell'attività e il mantenimento dei posti di lavoro, e hanno optato per la vendita». Per quanto riguarda poi il finanziamento dei lavori, ha affermato Kosic, «è evidente che il finanziamento e realizzazione dei lavori verrebbero fatti in maniera molto più celere da parte dei futuri acquirenti, che ne scomputerebbero i costi dal prezzo di acquisto, oltre che per le inevitabili lungaggini delle procedure a evidenza pubblica».

Infine, conclude Kosic, «quanto alla possibilità di acquisto da parte pubblica si ribadisce che era prevista dagli atti di pianificazione regionale la funzione e non l'acquisto o la costruzione di una struttura. In ogni caso appaiono di difficile soluzione, al riguardo, anche altre problematiche quali quelle connesse con il personale, disciplinato dal contratto di sanità privata, e l'assorbimento del medesimo, visto che un ente pubblico non può assorbire dipendenti come un ente privato: problematiche che non sussistono nel caso di un acquirente o un affittuario privato».

La Regione specifica anche l'inapplicabilità dell'articolo 28 del codice civile che consentirebbe di trasformare la fondazione allontanandosi il meno possibile dallo scopo statutario, visto che «un tanto è possibile qualora il patrimonio sia sufficiente per fare altro. Nel nostro caso il patrimonio non era in grado di assicurare alcuno scopo, visto l'indebitamento e la crisi di liquidità». Unica apertura, il fatto che «l'assessorato di riserva di valutare tutte le possibilità alla luce degli eventi che saranno via via forniti dai commissari liquidatori».

Per me, tali affermazioni rappresentano un ''no'' a tutte le richieste avanzate per salvare l'Ospizio. La Regione ha risposto negativamente anche alla possibilità di modifiche legislative per ovviare alle osservazioni presentate. Ci sconcerta questa giunta che dice una cosa (''la regione non abbandonerà l'Ospizio''), e ne fa un'altra.

Lo scandalo dell'Ospizio Marino

Massima fiducia nell'autorità giudiziaria, ma allo stesso tempo un pressante invito affinchè la Regione faccia quanto in suo potere per rimediare, quanto prima possibile, alla situazione grave dell'Ospizio Marino di Grado.

È questo il senso dell'interrogazione che ho presentato in consiglio regionale. Mai infatti ho voluto sostenere che la politica dovrebbe ostacolare l'autorità giudiziaria, anzi, la giustizia deve assolutamente fare il suo corso. Ma, fermi restando questi paletti, la Regione deve adoperarsi per risolvere, almeno temporaneamente, la situazione che si fa di ora in ora più drammatica. L'interrogazione si apre infatti manifestando «massima fiducia nei tre commissari liquidatori e nell’operato del Tribunale di Gorizia per l’accertamento delle varie responsabilità» ma anche premettendo che «la situazione di invivibilità che ha portato alla chiusura, per sequestro da parte dell’autorità giudiziaria, dell’attività dell'“Ospizio Marino”, sembra in realtà solo il “casus belli” conseguente alle intricate vicende finanziarie che si sono giocate sotto il sole di Grado tra l’Ospizio stesso, la Clinica Sant’Eufemia e l’Hotel Rialto».

La situazione però è chiara: la «Fondazione ONLUS “Ospizio Marino di Grado” non è stata in grado di gestire le nuove attività (Clinica e Hotel), con conseguente commissariamento nell’ottobre 2009 da parte della Regione», e nemmeno i privati da ultimo coinvolti «hanno portato alcun beneficio alle attività nel loro complesso, ma anzi, con un gioco societario di “scatole cinesi”, appare che l’attività sia stata più finanziaria che medico-riabilitativa».

A rimetterci, finora, sono stati «oltre agli utenti (con i loro problemi), anche i lavoratori, che con professionalità mantengono alti gli standard di cura e riabilitazione per gli utenti stessi» visto anche che «con l’attività circoscritta al solo Ospizio marino (ora Istituto Barellai) non solo non c’erano problemi gestionali, ma si producevano utili».

Prendendo atto di tutto questo nonché «dell'avviso dei commissari liquidatori con l’invito a manifestare l’interesse a rilevare il Barellai con scadenza 08/10/2010 e delle ultime dichiarazioni del Presidente Tondo per rassicurare dipendenti e utenti che si concludono con un “non vi lasceremo soli”», chiedo all'assessore competente «se non ritenga che la Regione abbia tutto l’interesse a mantenere in ambito pubblico l’attività del solo Barellai, finanziando i lavori strettamente necessari alla riapertura da rimborsare in sede di bando di gara, contestualmente verificando la possibilità di manifestare, attraverso l’ASS n. 2 Isontina, l’interesse all’acquisto del Barellai entro il 08/10/2010 e la fattibilità, attraverso la predisposizione di un piano aziendale, di una gestione provvisoria da parte dell’ASS n. 2, coinvolgendo gli attuali operatori oggi in cassa integrazione».

giovedì 2 settembre 2010

Nuove deleghe e tre mesi di immobilismo

La scelta di riassegnare le deleghe agli assessori regionali in un periodo pre-festivo ha fatto sì che in importanti settori quali quello ambientale e dei lavori pubblici per tre mesi ci sia stato un assoluto immobilismo.

Molti sono gli appuntamenti importanti che ci aspettano per settembre: come prima cosa, la discussione sulla legge di manutenzione, seguita dalla presentazione in programma la prima settimana di settembre, da parte del gruppo del PD, della legge sulla riduzione dei costi della politica.

A rimanere in stand-by sono però altri importanti provvedimenti della maggioranza, come la legge sull'urbanistica o il piano per lo smaltimento dei rifiuti. Per entrambi c'è da chiedersi che cosa è stato fatto per portare alla loro corretta ed effettiva applicazione.

La decisione di Tondo di rivedere le deleghe, infatti, ha solo fatto sì che l'attività della giunta si sia bloccata da giugno a settembre, visto che i precedenti assessori non hanno più preso decisioni e i nuovi non sono ancora subentrati.

Un altro esempio di questo immobilismo è il blocco delle modifiche alle regole per il deposito delle strutture in zona sismica, che con la nuova classificazione in pratica coinvolge l'intera regione.

Tali problemi sono stati denunciati di recente anche da varie categorie produttive, ma come gruppo consiliare in realtà l'avevamo fatto presente da subito: sono stati persi in pratica quattro mesi di attività.

Allarme oculistica

Il nuovo passo per depauperare l'ospedale San Polo di Monfalcone (e quindi la sanità Isontina) a favore di Trieste sono le politiche decise sulla gestione del reparto di Oculistica dell'ospedale monfalconese.

A denunciarlo assieme a me è il gruppo consiliare del Partito Democratico, che citando il resoconto di un incontro del Comitato per le funzioni coordinate di Area Vasta (avvenuto lo scorso 26 luglio) evidenzia quali siano le minacce sul futuro della sanità goriziana.

Come si legge nel documento in futuro ''saranno individuate delle precise specificità sia in campo diagnostico che in quello terapeutico e medico e chirurgico che richiedono la presenza di costose e sofisticate attrezzature, oltre a una necessaria consuetudine assistenziale''. Questo comporta che le specificità di glaucoma, chirurgia, retina medica, laser-terapia e chirurgia vitreo-retinica, nonché per fisiopatologia corneale e trattamento chirurgico, una volta punti di forza di Monfalcone, vedranno come azienda di riferimento l'Azienda Ospedaliera Universitaria degli Ospedali riuniti di Trieste.

L'Ass di San Polo, recita ancora il documento, ''è di riferimento per fisiopatologia e chirurgia delle vie lacrimali'', e niente altro. Trieste sarà poi riferimento anche per l'oculistica pediatrica, che ''viene trattata esclusivamente presso l'IRCCS Burlo Garofalo di Trieste'', così come l'assistenza ai bambini strabici.

Per il gruppo del Pd, questo significa una cosa sola: che gli allarmi lanciati gli scorsi mesi sul depauperamento di Monfalcone e Gorizia a favore di Trieste (che si troverebbe ad avere in tal modo più trattamenti di patologie di conseguenza un maggio numero di pazienti che le due strutture isontina) non erano campati per aria. Questa infatti è solo l'ennesima dimostrazione che le politiche regionali non vanno a privilegiare Gorizia su Monfalcone o viceversa: quello a cui si punta è evidentemente una riorganizzazione che va tutta a vantaggio di Trieste.

A questo punto però ci si deve chiedere una cosa: che ruolo hanno in questo gli amministratori locali? Perchè se non sapevano di questa decisione è scandaloso che non siano stati coinvolti; e se invece sapevano e hanno ritenuto di non intervenire allora non possiamo fare altro che alzare anche noi bandiera bianca.

Visita al carcere a Ferragosto

Quarantasette detenuti su un numero massimo previsto di 30, 54 agenti di polizia in organico di cui solo 41 effettivi: come di evince da questi primi dati, i problemi della Casa circondariale di Gorizia sono il sovraffollamento e la carenza del personale di custodia.

L'allarme è emerso nel corso della visita da me effettuata assieme ad Adriano Persi e Ivano Gon, nell'ambito dell'iniziativa nazionale ''Ferragosto in carcere''. Ad accogliere la delegazione, che comprendeva anche il responsabile della Comunità Arcobaleno don Alberto de Nadai, è stato il comandante del reparto Polizia penitenziaria Alessandro Bracaglia.

L'ispezione ha evidenziato che nel carcere goriziano, la cui capienza è di 30 posti, sono attualmente ospitati 47 detenuti. Di questi, 30 sono detenuti comuni, 7 con condanna definitiva, 27 in attesa di giudizio, 7 in appello e 6 ricorrenti. Venti i tossicodipendenti, sei dei quali sotto metadone.

Il questionario compilato nel corso della visita ha poi rivelato che nella popolazione carceraria sono due i casi di epatite C, sette quelli psichiatrici, 24 gli stranieri e 9 i detenuti dipendenti dall'amministrazione penitenziaria.

Le condizioni dall'ambiente carcerario si sono rivelate difficili: ogni cella ha 21 metri quadrati, con bagno separato, acqua calda e luce naturale (ma le condizioni generali sono definite 'cattive''). Buone le docce comuni, appena rifatte. Le ore passate in cella sono 20, le ore d'aria 4.

La visita ha rivelato che, nonostante i lavori effettuati sull'edificio una decina di anni fa, piove ancora dal tetto, mentre la sala riunioni non è agibile per problemi strutturali al solaio. Il problema è che l'edificio non è più ristrutturabile: il Comune di Gorizia avrebbe dovuto indicare da tempo un luogo alternativo (anche dismesso o da recuperare) in cui trasferire il carcere, ma ancora non l'ha fatto. Al momento, quindi, due terzi della struttura non sono agibili e questo aggrava i problemi di sovraffollamento.

L'aspetto positivo è la grande e profonda umanità che abbiamo riscontrato tra guardie e detenuti. E c'è anche una buona notizia, ovvero la prossima apertura (a settembre) di una Casa comunità gestita dalla Comunità arcobaleno a Farra (località Borgo Grotta) per ospitare quattro detenuti ai domiciliari, mentre altri due saranno ospiti della struttura Arcobaleno di Gorizia.

martedì 3 agosto 2010

La pista ciclabile all'aeroporto

Completare il percorso pedonale aeroporto-Begliano così da far proseguire pedoni e ciclisti all’interno della zona artigianale verso Begliano e Turriaco: è questa la richiesta che ho avanzato tramite un'interrogazione al consiglio regionale.

Questa richiesta, che vuol essere anche una proposta di carattere costruttivo, non polemica, parte da una decisa premessa, e cioè che si sta sempre più diffondendo la cultura della messa in sicurezza di pedoni e ciclisti lungo le arterie stradali, realizzando adeguati marciapiedi ma anche separando le piste ciclabili dalla carreggiata su cui circolano automezzi e mezzi pesanti.

Nelle vicinanze dell’aeroporto del FVG, infatti, esiste già una pista ciclabile lungo la bretella per la Monfalcone e Grado, quella di Begliano, di Turriaco e di San Canzian. Lungo la SS14, invece, c’è solo una parziale pedonalizzazione con marciapiede sul lato aeroporto che poi non prosegue verso la zona artigianale di Ronchi dei Legionari e verso Begliano, distanti rispettivamente 300 m e 800 m. Ciò che chiedo all’Assessore regionale Riccardi è sapere se la Regione abbia programmato un intervento di ciclo/pedonalizzazione della SS14 partendo dall’aeroporto fino all’incrocio con Begliano, direzione Venezia, o almeno fino all’incrocio della zona artigianale.

Presso l’aeroporto esiste la fermata della linea urbana degli autobus fruibile anche da utenti che poi si recano a piedi nella vicina zona artigianale/produttiva e lungo gli insediamenti residenziali che costeggiano la SS14. E con l’ipotesi di realizzazione del polo intermodale che dovrebbe insistere in futuro nell’area di fronte all’aeroporto, potrebbe aumentare molto la necessità di percorsi ciclo-pedonali che si dipartono da là.

Da questa serie di ragionamenti nasce la richiesta all’Assessore. Perché con un intervento che potrebbe essere di piccola portata economica si potrebbe far proseguire pedoni e ciclisti in sicurezza verso la zona artigianale e/o verso Begliano e Turriaco, evitando di fargli percorrere la SS14 in condizioni di pericolosità certamente maggiori.

martedì 27 luglio 2010

Inopportuno l’iter per la nomina del comandante della polizia provinciale di Gorizia!

Nella seduta odierna del Consiglio regionale, non senza un certo imbarazzo, l’Assessore Seganti ha risposto all’interrogazione presentata ancora nel marzo scorso in merito alla nomina del Comandante della Polizia provinciale di Gorizia, nella quale chiedevo se fosse rispondente ai requisiti di legge.

Girando un po’ intorno al punto della questione, l’Assessore ha ammesso come questa nomina non risponda effettivamente ai requisiti di legge, in quanto sprovvista del requisito di comprovata professionalità ed esperienza maturata all’interno dei Corpi e dei servizi di polizia locale, ma sia stata possibile grazie alla mancanza del regolamento attuativo della LR 9/2009 ed alla conseguente applicazione del regime transitorio, per cui fino all’entrata in vigore del regolamento continuano a trovare applicazione le norme contrattuali ed i regolamenti che disciplinano l’accesso all’impiego dei singoli enti attualmente vigenti. Per cui la Provincia di Gorizia, dopo aver conciliato con un proprio dipendente una causa di lavoro, inquadrandolo con profilo professionale PLC4 nel Servizio di vigilanza provinciale, ha potuto nominarlo successivamente Comandante della Polizia provinciale essendo in quel momento il più alto in grado in servizio.

Con una forzatura inopportuna, quindi, l’ente ha potuto procedere a questa nomina, nelle more dell’approvazione del regolamento attuativo, che tra l’altro addirittura prevedrà il superamento di un corso-concorso pubblico (anche con riserva per i ruoli di ispettore e commissario) per l'accesso ai ruoli di agente, ispettore e commissario, un successivo apposito corso di preparazione al concorso ed infine i vincitori dovranno frequentare un apposito corso di formazione di base o di qualificazione professionale!

E l’Assessore Seganti, inoltre, ha auspicato che i singoli enti provvedano a conformarsi ai principi delle nuove disposizioni di legge, pur vigendo ancora la disposizione transitoria.

Da parte mia e dei miei colleghi (i consiglieri Brussa, Valenti e Marin) non possiamo invece che rammaricarci per le lungaggini nella predisposizione dei regolamenti attuativi della legge regionale 9/2009 che hanno permesso una situazione del genere, dove in buona sostanza non c’è la certezza che, non rispondendo la nomina del Comandante della Polizia provinciale di Gorizia ai requisiti “normali” previsti dalla legge stessa, essa sia una risposta valida e concreta alle esigenze di quel territorio e dei suoi cittadini.

mercoledì 14 luglio 2010

Consorzio Universitario: dove sono le categorie produttive??


Più che discutere sui vertici del Consorzio Universitario, più che polemizzare su chi ha sbagliato e dove (ferma restando la speranza che si possa ovviare all'errore), è urgente ripensare il ruolo del Consorzio, e soprattutto l'interesse del mondo economico e produttivo goriziano nella presenza dell'Università a Gorizia.
E' questo il mio pensiero sulla vicenda della perdita dei fondi europei che ha messo in subbuglio politico goriziano. E lo dico non tanto come consigliere regionale, quanto come ex-Presidente della Provincia, riprendendo un concetto che più volte avevo già espresso: tralasciando la polemica attuale, non sarebbe forse il caso di cogliere l'occasione per un ripensamento sul ruolo del Consorizio Universitario? Ovvero, capire se vogliamo che diventi un semplice passacarte e raccoglitore di contributi, oppure se vogliamo che sia un punto cardine dello sviluppo, anche economico, del territorio. In questo caso, però, ci si aspetterebbe che facciano la loro parte anche i soggetti che più dovrebbero essere interessati: imprenditori e categorie economiche in primis. Ci si chiede infatti dove sono, in questo momento. Perchè non intervengono? Non si può sempre attendere che sia la politica a sistemare tutto.
Questo lo dico pure mettendomi assolutamente a disposizione, come consigliere regionale, per capire in che modo intervenire per rimediare alla vicenda dei milioni persi.
Ma è anche vero che ci sono state alcune vicende, prima tra tutte la chiusura del corso di laurea in Viticultura ed Enologia a Cormons, che avrebbero dovuto mettere in allarme prima tra tutti il mondo economico locale. Così non è stato, e a questo punto ci si chiede: agli industriali, imprenditori e categorie economiche, interessa veramente avere l'Università a Gorizia? Allora che si attivino. Esiste un Patto per Gorizia: perchè non si fa sentire?

venerdì 9 luglio 2010

L'interrogazione a firma Brussa-Brandolin sulla passerella in spiaggia a Grado...

I consiglieri regionali del Partito Democratico Giorgio Brandolin e Franco Brussa, preoccupati dallo stato in cui versa il tratto di spiaggia in concessione alla Fondazione ONLUS “Ospizio Marino di Grado”, hanno presentato oggi una interrogazione in Regione per sapere se il commissario straordinario della Fondazione provvederà ad autorizzare gli atti necessari al suo utilizzo.
Da molti anni, infatti, gli ospiti dell’Istituto Barellai di Grado, centro per la riabilitazione integrata di molte malattie determinanti disabilità ed handicap, fruiscono della vicina spiaggia mediante la posa di una passerella atta a percorrere anche con carrozzine l’arenile fino alla battigia, permettendo così anche a coloro che si muovono esclusivamente con quel tipo di ausili di usufruire di spiaggia e mare gradesi.
E per un migliore fruizione la spiaggia veniva attrezzata anche con la posa di cabine ed ombrelloni.
“Siccome ad oggi non risulta che il commissario straordinario abbia autorizzato la posa di passerella, cabine ed ombrelloni – affermano Brandolin e Brussa – chiediamo al Presidente della Regione e all’Assessore competente, con una certa urgenza, quando il commissario straordinario autorizzerà la posa per permettere finalmente anche a chi non si muove autonomamente di fruire dei benefici dei bagni di sole e di mare della spiaggia di Grado.”
“In caso di inutilizzo il danno, poi – chiudono i due esponenti regionali del PD - sarebbe ancor più grave perché fruiscono dei servizi dell’Istituto non solo utenti convenzionati con le Aziende sanitarie ma anche privati cittadini, in molti casi provenienti da fuori regione, che pagano di tasca propria tali servizi. Per cui, alla fine, i danni potrebbero essere non solo ambientali, con una spiaggia lasciata a se stessa, ma anche economici e di immagine”.

Trieste, 2 luglio 2010

lunedì 28 giugno 2010

Razzini e il piano casa

Colpa degli amministratori di centrosinistra la mancata applicazione del Piano Casa? Razzini dovrebbe vergognarsi a fare simili dichiarazioni, quando sa benissimo, perchè gli è stato detto in tutte le salse, che questa legge è solo uno dei tanti ''spot'' del centrodestra, ed è praticamente inapplicabile. Ecco quanto rispondo alle dichiarazioni del consigliere del Carroccio sulla mancata applicazione del Piano Casa, secondo cui la ''colpa'' sarebbe degli amministratori del centrosinistra. Dichiarazioni populistiche e demagogiche come quelle di Razzini sono vergognose, specie dopo che, in commissione e in consiglio, da parte del Pd è stato più volte chiaramente denunciato che le norme del Piano sono inapplicabili. Ancora una volta quindi ci si trova di fronte a un centrodestra che non sa legiferare e a una Lega che scarica su altri le responsabilità del proprio operato di governo. Esprimo invece solidarietà agli uffici tecnici, ''colpevoli'' solamente di non poter applicare una legge inapplicabile. Anzi, io stesso avevo già sollevato la questione a livello regionale, mesi fa, richiedendo all'assessore Seganti quanti fossero i progetti nati dal Piano Casa. Allora, la risposta era stata ''nessuno''. Adesso, a distanza di mesi, rifaccio la stessa domanda, visto che, tra le altre cose, siamo ancora in attesa dell'approvazione del regolamento attuativo, che doveva essere predisposto in tre mesi. Nel frattempo, invito Razzini a evitare altre uscite di questo tono: qui non c'entra la politica, bensì l'onestà intellettuale.

giovedì 17 giugno 2010

Precisazione su Farra...

Ricevo dall'amico Portelli e diffondo:


Spett.le redazioe, come da mozione già in vostre mani, io ho chiesto di fare l'uscita a Farra! Quindi starei con Brandoin. chiedo pertanto che rettifichiate quanto da voi pubblicato oggi.


"Romoli ha alzato un gran polverone per nascondere una verità: in questi anni non ha fatto nulla per fare in modo che l'uscita in Mainizza a Farra si facesse. Quest'opera è fondamentale per non appesantire il traffico su Gradisca, Farra stessa e sul capoluogo.Assieme al presidente di quartiere Brescia, ho indicato una possibile soluzione di compromesso, descritta chiaramente nella mozione presentata la scorsa settimana e che a questo punto dovrebbe votare anche Romoli. Una soluzione che renderebbe possibile l'uscita in Mainizza senza impatti infrastrutturali inaccettabili, senza ritardi nel cantiere e senza spreco di denaro pubblico.Ma di questo non si vuol parlare e Romoli pensa solo a far polemica. Parlare, comunque, di inedito asse Brandolin-Romoli è fuorviante: l'uscita a Farra Brandolin la vuole fare, come il sottoscritto.Romoli direi proprio di no: non ne ha neppure parlato con Riccardi, in questi mesi, durante le numerose visite dell'assessore regionale a Gorizia. Se ne è ricordato solo ora. Quando abbiamo sollevato la questione con la nostra mozione assieme al quartiere di Sant'Andrea e agli operatori economici interessati."

sabato 5 giugno 2010

Razzini: e le ronde dove sono?!?!?

Non attendiamo altro, per rendere sicura la città, che le ronde di Razzini e dei suoi. Peccato che, nonostante la situazione sia così drammatica, per il primo bando dei ''vigilantes padani'' nessun monfalconese abbia trovato il tempo di proporre la sua candidatura, leghisti compresi.
E' la risposta (ironica) che mi sento di dare al consigliere Razzini intervenuto sui fatti di cronaca degli ultimi giorni in città.

Che Monfalcone sia una realtà complessa, con mille sfaccettature e quindi anche mille questioni aperte, nessuno lo mette in dubbio. Ma da qui a lanciare allarmi di ''città in preda alla criminalità'' ogni volta che le cronache riportano un episodio, ce ne corre. Anche perchè questo continuo starnazzare della Lega Nord sulla questione sicurezza fa sorgere più di qualche domanda.

La prima: come mai, se la situazione è talmente drammatica, Razzini e i suoi fedelissimi non hanno pensato a organizzare un servizio di ronde anche in città? Secondo quanto dichiarato dallo stesso assessore regionale alla Sicurezza Federica Seganti, (esponente della Lega Nord), le domande per la creazione dei ''volontari per la sicurezza'' sono arrivate da Trieste (una ventina), da Udine (123) e da Pordenone (205). Zero dalla provincia di Gorizia. Strano, per una città così ''in preda alla criminalità'' come appare essere Monfalcone nella visione leghista.

Seconda domanda: Razzini non è forse il riferimento locale per quanto riguarda la sicurezza, visto che del suo stesso partito è l'assessore regionale e anche il ministro nazionale? E allora che si prenda le sue responsabilità, invece di strumentalizzare ogni vicenda. Non è possibile che nel 2008 l'intera campagna elettorale contro il governo sia stata giocata sulla sicurezza, mentre adesso, improvvisamente, Regione e Governo non hanno più responsabilità e la ''patata bollente'' è passata in mano al sindaco.

domenica 30 maggio 2010

Sulle indennità...

Ridurre del 5% gli stipendi di sindaco e assessori? Con un risparmio calcolato sui 16mila euro, è una mossa che sa di pura demagogia. Se veramente si vogliono ridurre i costi della politica, in questi momenti difficili, lo strumento c'è già: diminuire il numero di assessori, e togliere quelle cariche del tutto inutili e dispendiose come i presidenti dei consigli provinciali e comunali.
Prendo spunto dalla vicenda dell'annunciata (e poi stoppata) riduzione degli stipendi di sindaco e assessore della giunta comunale di Gorizia per dire che, invece di inventarsi delle pagliacciate che lasciano il tempo che trovano, visti anche gli scarsissimi risultati pratici, come la riduzione del 5% degli stipendi, si potrebbe agire, da subito, verso una razionalizzazione dei costi, riducendo il numero delle cariche. La legge lo permette, dal momento che prevede un numero minimo e uno massimo di assessori.

Ricordo come, nel corso della mia Presidenza alla Provincia, ho fatto bene attenzione a non cedere alle pressioni per aumentare il numero delle cariche. Anzi: ho scelto di nominare il numero minimo di assessori, sei, e se fosse stato possibile li avrei ridotti a quattro. E la macchina, mi pare, funzionava bene lo stesso.

Ecco quindi una scelta facile e immediata per risolvere il problema dei costi: meno cariche, più deleghe alla stessa persona. Non solo: non appena sarà possibile, presenterò una proposta per intervenire sulla legislazione regionale prevedendo l'eliminazione di una carica che comporta solo costi, ovvero quella di Presidente del Consiglio (provinciale e comunale). Carica che può essere tranquillamente rivestita da Sindaco e Presidente della Provincia. Infatti, nel corso della mia presidenza, ho ricoperto tale incarico fino a quando non mi giunse una diffida che mi obbligava alla nomina, essendo la legge blindata in tal senso.

Ma le cose possono sempre cambiare. E, sia nel caso della riduzione di assessori che di eliminazione del presidente dell'assemblea, si andrebbe a risparmiare almeno quattro volte tanto la cifra prevista con il taglio del 5% degli stipendi. Soldi che potrebbero essere destinati al sociale e ai servizi per il cittadino.

martedì 18 maggio 2010

Missione a Istanbul

Settimana orientale. Missione a IStanbul con la IV commissione per verificare come si sono organizzati per il loro ruolo di Capitale Europea della Cultura 2010. Chissà che un giorno anche Trieste... (questo almeno è il nostro scopo).

Il programma di visite:

Sabato 15 maggio
Partenza da Ronchi dei Legionari alle ore 6.30

Domenica 16 maggio
Partecipazione a eventi connessi a Istanbul “Capitale europea della cultura per il 2010”

Lunedì 17 maggio
ore 10.00: incontro con il Console Generale d’Italia a Istanbul Gianluca Alberini
ore 11.30: Agenzia di Istanbul 2010 Capitale europea della cultura, incontro con la dott.ssa Esra Nilgün Mirze – Direttore dell’Ufficio Relazioni Internazionali
ore 14.30: incontro con il dott. Numan Güzey - Assessore alla Cultura della Grande Municipalità di Istanbul

Martedì 18 maggio
ore 10.00: incontro con la dott.ssa Gabriella Fortunato Direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Istanbul
ore 14.00: incontro con Gorgun Taner, Fondazione IKSV

Mercoledì 19 maggio
Partenza da Istanbul alle ore 14.00

mercoledì 12 maggio 2010

Domani la verità sul piano sanitario

La conferenza dei sindaci che domani si dovrà esprimere sul piano sanitario e sul lavoro delle due commissioni tecnico-amministrative incaricate di effettuare una “ricognizione” della sanità isontina, è l'ultima possibilità che l'Isontono (e intendo Gorizia e Monfalcone assieme) hanno per salvaguardare un patrimonio che rischia di andare perduto.

Ecco perchè, essendo più volte intervenuto lanciando l'allarme sulle conseguenze che il piano sanitario regionale riveste per la nostra provincia (a cominciare dal Punto nascita per continuare con la Medicina nucleare e gli altri reparti, ovvero Pronto Soccorso, Anestesia e rianimazione, Terapia intensiva e semintensiva e Terapia del dolore) colgo questa ultima occasione per appellarmi ai sindaci perchè trovino un fronte comune, evitando le polemiche tra azienda sanitaria monfalconese e goriziana: produrre un documento di ''contrasto'' infatti metterebbe a rischio l'intero sistema, con il beneficio di altre realtà limitrofe (prima tra tutte Trieste) che sarebbe il ''terzo che gode'' tra i due litiganti.

Infine, d'accordo con quanto sostenuto dal segretario del Pd di Monfalcone Frisenna, questa è anche l'occasione per ''pesare'' le dichiarazioni di sostegno alla sanità isontina pervenute finora dagli esponenti del centro destra, gli stessi che sostengono la maggioranza che ha redatto il piano in questione.

venerdì 30 aprile 2010

Gorizia perde la Pozzuolo?!?

Gorizia rischia seriamente di perdere la Caserma Pozzuolo, e di trovarsi ancora una volta con una cattedrale nel deserto, un edificio vuoto e inutilizzato, e una perdita economica enorme per le famiglie. Da gennaio, infatti, ovvero dall'annuncio di un presunto accordo tra il sindaco Romoli e il capo di Stato maggiore dell’Esercito, il Generale Valotto, niente si è più saputo sul futuro della Caserma. Anzi, si parla pure di un’ipotesi di trasferimento del corpo in una struttura non a Udine ma addirittura fuori regione.

Il 15 gennaio 2010 gli organi di stampa titolavano “La Brigata Pozzuolo non abbandonerà Gorizia” . Nell’articolo si citava il generale Valotto, capo di Stato maggiore dell’Esercito, andato a Gorizia per rassicurare il sindaco Romoli e per discutere con lui del futuro assetto logistico delle caserme in città, scongiurando un trasferimento della Pozzuolo a Udine. Come esito dell'incontro, si ipotizzava un processo di razionalizzazione delle forze armate con una revisione della distribuzione dei militari in città, raggruppando la Pozzuolo nella sola caserma Montesanto, con una spesa prevista di 7 milioni di euro. Quindi, il generale Valotto avrebbe trovato un accordo con il sindaco Romoli a fronte di necessari sinergie ed investimenti.

Il problema è che poi niente si è più saputo riguardo a tale vicenda. E invece, di tali sinergie e investimenti dovrebbe interessarsi in primis la Regione per l’importanza di questa presenza sul nostro territorio. Tra l'altro ricordo che il Comune di Gorizia ha conferito la cittadinanza onoraria alla Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli" anche per la lunga storia che la accomuna a Gorizia.

Venuto a sapere che invece sarebbe realistica l’ipotesi di trasferimento in una struttura non ad Udine ma addirittura fuori regione, chiedo al Presidente della Regione quali siano le azioni che intende attuare per evitare che la Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli" vada via da Gorizia facendo anche così perdere alla città la presenza di centinaia di famiglie dei militari con evidente danno economico e sociale.

lunedì 26 aprile 2010

Unica università regionale

Un'unica università regionale, con un unico Erdisu e una Fondazione che riunisca tutte le principali realtà economiche del territorio. Ecco a cosa dovrebbe mirare una vera riforma del sistema universitario regionale, di cui la bozza che si sta discutendo ora dopo l'esame della commissione al massimo rappresenta un primo passo.

La verità, infatti, è che una vera riforma dovrebbe essere a base regionale, superando il duopolio Udine-Triesce che di fatto esclude Gorizia e Pordenone. Anche perchè non se ne vede il motivo: Gorizia e Pordenone non sono forse capoluoghi di Provincia come Udine? I Consorzi non contribuiscono con il 50% ai fondi previsti dalla normativa? E allora perchè si ha tanta paura di ascoltare le richieste del territorio?

Se la riforma sarà portata in aula il 4 maggio, la voterò (solo se conterrà l'emendamento di inclusione dei due Consorzi) solo perchè rappresenterebbe il primo passo verso quello che dovrebbe essere la vera rivoluzione del sistema universitario. Ovvero un sistema unico regionale, con un'unica Università che eviti le spese inutili e i doppioni, e che possa fare base su una Fondazione a cui contribuiscono le principali realtà economiche del territorio, che potrebbero così contribuire attivamente all'eccellenza regionale.

Naturalmente non saranno i territori a ''mettere becco'' nelle questioni didattiche, che dovranno essere di esclusiva competenza del sistema Universitario. Ma realizzare un sistema unico sarebbe la sola vera rivoluzione di cui questa Regione sente il bisogno.

lunedì 12 aprile 2010

Un intervento sul Superporto...

Solo alcuni giorni fa le parole dell'assessore ai Trasporti della Regione Fvg, Riccardo Riccardi, erano state chiare: anche con la nuova Authority portuale Monfalcone avrà una sua autonomia. Passa qualche giorno ed ecco che le parole sembrano venire contraddette dai fatti, con l'annuncio di Riccardi di una Autorità regionale e di un'intesa Stato-Regione.

Ricordo nettamente che, solo qualche giorno fa, anche in risposta al pressing del sindaco di Monfalcone Gianfranco Pizzolitto, Riccardi era stato chiaro, sostenendo che l’Authority portuale unica del Fvg non sarebbe stata ''frutto di annessioni o assorbimenti di entità portuali, ma garantirà il necessario coordinamento, per salvaguardare le peculiarità territoriali''. Adesso ci troviamo di punto in bianco con posizioni opposte. Si parla di un'unica Autorità per il ''Superporto'', senza però dare a vedere di tenere in alcun conto le posizioni territoriali.

In pratica, prima di annunciare un'unica Autorità, e la presentazione di un'intesa Stato-Regione (che peraltro Riccardi aveva promesso di far visionare in anticipo ai soggetti interessati, cosa non ancora avvenuta), non era il caso di interpellare gli enti territoriali? Riccardi ha sentito il parere della Provincia di Gorizia? Del Comune di Monfalcone? Della Camera di Commercio? Dell'Ente Porto? Del Consorzio Industriale? E questo, solo per citarne alcuni. A noi non risulta. E questo sarebbe grave, dopo aver dichiarato in lungo e largo che tutto sarebbe stato frutto di condivisione. Per questo, ho intenzione di presentare un'interrogazione a Riccardi, che sarà discussa nelle prime sedute del Consiglio regionale, previste per lunedì prossimo.

domenica 4 aprile 2010

Buona Pasqua!

A tutti voi i miei più sentiti auguri

di Buona Pasqua!

martedì 30 marzo 2010

Un commento sulle regionali...

Rispetto a quello che ci si aspettava prevedendo la ''crisi'' di Berlusconi, dobbiamo prendere atto che le cose, in queste elezioni regionali, sono andate ben diversamente: il fatto che le principali Regioni siano andate al centro destra la dice lunga sulla nostra capacità di convincere. La verità è che il Pdl governa 48 milioni di italiani e noi solo 18. E governa in Lombardia, Veneto, Piemonte, che da sole compongono oltre il 50% del Pil italiano.

Non solo: il problema principale è che con il Piemonte e il Veneto alla Lega, nel Nord si rischia veramente ''la Padania'', e per il Friuli Venezia Giulia la perdita della nostra autonomia e specialità regionale. Difficile infatti che Zaia non si lanci nell'idea di una macroregione del nord. In questo caso, come si comporterà il Fvg?

Partendo da questo punto c'è da chiedersi: che fare? Dal mio punto di vista, quello che si dovrebbe fare è ripartire ''dal basso'', come fa la Lega, andando tra la gente, parlando dei problemi veri e non di terzi mandati e statuti e quote rosa, che pur essendo argomenti importanti non vengono certo percepiti dalla gente come fondamentali. Se restiamo reclusi nel parlamentino regionale a parlare tra di noi, avremo davvero poche speranze di qualche risultato tra tre anni. Evidentemente per la gente non siamo ancora credibili come Bossi e Berlusconi.

La seconda questione è poi quella della leadership: mentre il centrodestra ha due persone che sono riconosciute come leader indiscussi (Bossi e Berlusconi), noi non riusciamo a creare una figura credibile che non venga percepita come un'espressione di altri. È il caso anche di Bersani, che non riesce a sottrarsi al sospetto di essere manovrato da D'Alema. Eppure la vittoria in Puglia di Vendola dovrebbe essere un chiaro segno che è l'infallibilità non esiste; e se nonostante questo i responsabili della vicenda si connotano ancora come nostri leader, è davvero difficile che si vada da qualche parte. Come ho già detto in passato, è venuto il momento di buttare via il ''caminetto'' e pensare a tutto altro.

mercoledì 24 marzo 2010

Polizia Provinciale: in regola o no???

La mia interrogazione sul Comandante della Polizia Provinciale di Gorizia:

«Sono state rispettate, in tutti i punti previsti dalla norma regionale, le regole per la nomina del comandante della nuova Polizia Provinciale?» a chiederselo è il consigliere regionale del Pd, Giorgio Brandolin, che ha inoltrato un'apposita interrogazione all'assessore alla Sicurezza Federica Seganti. La ''Polizia Verde'', come viene chiamata, è stata appena istituita con il compito di provvedere a temi legati all’ambiente, a partire dai controlli delle caldaie nelle abitazioni private.

In merito in particolare alla nomina del suo comandante, il consigliere Brandolin ricorda che la legge regionale prevede che il comando del corpo in questione «sia affidato, anche in via temporanea, a personale di comprovata professionalità ed esperienza maturata all'interno dei Corpi e dei Servizi di polizia locale, con riferimento ai compiti attribuiti alla struttura e alla sua complessità». La legge, afferma il consigliere, «vincola l'accesso ai ruoli di agente, ispettore e commissario al superamento di un corso-concorso pubblico (anche con riserva per i ruoli di ispettore e commissario)».

Inoltre, continua ancora Brandolin, «i candidati ammessi ai corsi-concorso per posti di agente, ispettore e commissario devono frequentare un apposito corso di preparazione al concorso e i vincitori devono frequentare un apposito corso di formazione di base o di qualificazione professionale». La domanda che viene posta all'assessore Seganti è: tale iter è stato seguito in occasione della nomina dell'ingegner Mores? Come ricorda ancora Brandolin, «per un periodo di due anni dall'entrata in vigore del regolamento può essere consentito l'affidamento dell'incarico di comandante del Corpo di polizia locale anche a coloro che per almeno cinque anni abbiano prestato servizio nei ruoli dei funzionari della Polizia di Stato, degli ufficiali dell'Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, in possesso dei restanti requisiti richiesti dai bandi».

La domanda che il consigliere del Pd si pone è se questo sia il caso del neo-comandante. Ecco il perchè dell'interrogazione alla Regione per chiedere se l'assessore «sia a conoscenza dell’iter seguito dalla Provincia di Gorizia per l’individuazione del Comandante della Polizia provinciale e se ritenga che corrisponda ai requisiti di legge».

lunedì 8 marzo 2010

Sulla questione del Decreto Salva-Polverini....

Che dire sulla vicenda del decreto per riammettere il Pdl in Lazio e Lombardia? Poco, oltre a ''Vergogna''. La cosa che trovo più scandalosa è il modo in cui si è voluto agire, ovvero con una tecnica collaudata. Prima si combina il disastro. Poi, per una settimana si inveisce contro presunti ''complotti'' usando tutti gli strumenti mediatici a disposizione, e infine si salta fuori con un provvedimento che fa sembrare il ''grande risolutore'' del problema. Significa di fatto giustificare, grazie alla potenza mediatica, lo stravolgimento delle regole. E quando le regole vengono stravolte, ci si può aspettare di tutto.

Un breve aneddoto. Sabato mattina ero a una premiazione all'istituto d'Arte di Gorizia: venivano premiati ragazzi per il loro fair-play nella vita e nello studio. Ebbene, mi sono trovato in imbarazzo su cosa dire loro. Come si può lodarli per il fair-play in un paese in cui il fair-play non esiste più? Dove lo stesso presidente del Consiglio invita a non rispettare le regole? Il male che si sta facendo è più che altro verso questi ragazzi. Che si troveranno a chiedersi: perchè devo rispettare gli insegnanti o i genitori? Perchè non devo copiare? Perchè devo essere a scuola ogni giorno alle otto? Che cosa possiamo rispondere loro?

Altro aneddoto: otto anni fa fui tirato in ballo, in quanto presidente della Provincia di Gorizia, sulla faccenda delle liste del Pd escluse dalla votazione a Grado. Le liste erano state presentate alle 12.05. Andai in Prefettura per discutere della faccenda. Il Prefetto mi mostrò i verbali, da cui risultava il ritardo dei nostri rappresentanti. E allora non potei far altro che accettare il fatto, come peraltro fece l'intero partito: non ci passò neanche per la testa di ricorrere, visto che lo sbaglio era tutto nostro.

Ecco, queste sono le mie riflessioni in attesa di incontrarvi tutti oggi a Monfalcone alle 18. Una sola cosa vorrei aggiungere: non so quanta fiducia possa riscuotere una candidata che si non sa neppure presentare le liste in tempo utile. Se quindi, nonostante tutto, la Polverini vincerà, allora significa che come popolo abbiamo ciò che meritiamo. Allora saremo davvero il popolo che ha inventato il Fascismo.

giovedì 4 marzo 2010

Allarme fondi all'Università di Gorizia

Di seguito, il mio intervento sul problema fondi all'Università di Gorizia:

Un appello a tutti i consiglieri del territorio goriziano per difendere l'Università di Gorizia.: viene lanciato dal consigliere regionale del Partito Democratico Giorgio Brandolin in vista della discussione sul nuovo disegno di legge per la revisione del Sistema Universitario Regionale. La minaccia che pesa su Gorizia è infatti la soppressione del finanziamento diretto dei Consorzi universitari.

«Il disegno di legge sulla revisione del sistema, che di fatto prevede la distribuzione dei fondi a seconda dei risultati e l'inserimento anche dei conservatori, è anche condivisibile – spiega Brandolin - . Quello che temiamo però è l'abrogazione dell'articolo che, nella precedente legge, prevedeva il finanziamento anche dei Consorzi Universitari, di fatto gli enti che gestiscono le sedi staccate di Pordenone e Gorizia». Il ddl infatti prevede il finanziamento alle cinque università che poi si occuperanno di smistare i fondi ai consorzi. «Il timore – spiega Brandolin – è che con i tempi di ''vacche magre'' come questi si vada verso una riduzione dei finanziamenti per le sedi staccate a favore della sede centrale».

Brandolin ricorda che già a fine anno c'era stato un tentativo di ''storno'' dei fondi per la sede goriziana, poi sventato grazie a un ''blitz'' dei consiglieri regionali del Pd, che erano riusciti a scongiurare il pericolo. «Se però si deciderà non l'assegnazione diretta dei fondi, ma il passaggio tramite le Università di Udine e Trieste, allora sarà difficile riuscire a intervenire, e la sede di Gorizia, come quella di Pordenone, rischierebbe di essere penalizzata».

Ecco quindi l'appello di Brandolin a tutti i consiglieri regionali dell'Isontino, di maggioranza e opposizione. «Faccio appello ai miei colleghi affinchè sostengano la battaglia per il mantenimento del canale diretto di finanziamenti per i Consorzi universitari – conclude infatti Brandolin - .Cerchiamo di fare il possibile, in sede di commissione e di discussione in consiglio regionale, per modificare lo stato dei fatti». La proposta sarà infatti in discussione il 5 marzo in Commissione e a fine mese approderà in consiglio regionale.

martedì 2 marzo 2010

Pd: «Un flop il piano casa, in tre mesi nessuna domanda»

Dal Piccolo del 2 marzo 2010:

TRIESTE Ancora nessun effetto per il Piano casa, nonostante siano passati oltre tre mesi dalla sua entrata in vigore e nonostante fosse stato annunciato «che le norme al Capo VII dovevano avere effetto immediato per creare un rilancio del settore edilizio in questo periodo di crisi economica». È l'accusa lanciata tramite interrogazione a risposta immediata dal consigliere regionale Pd Giorgio Brandolin: nonostante siano passati mesi da quando il Piano casa è stato approvato a fine 2009, ancora non ci sono state domande da parte dei cittadini per ampliare le proprie case o effettuare interventi straordinari né, quindi, effetti pratici del provvedimento sul mercato dell'edilizia. Il Pd, peraltro, aveva immediatamente criticato il provvedimento sia perchè non concedeva possibilità ai Comuni di decidere in merito alle domande, sia per la sua validità: cinque anni invece dei tre previsti nelle altre regioni italiane. «Premesso che il 18 novembre 2009 è stata pubblicata sul Bur del Fvg la legge regionale ''Codice regionale dell’edilizia'', dove all’articolo 2 viene stabilito il termine di 90 giorni per l’emanazione del relativo regolamento di attuazione e all’articolo 9 viene istituito l’Osservatorio regionale della pianificazione territoriale e urbanistica – scrive Brandolin - e atteso che al Capo VII vengono normate le “Disposizioni straordinarie per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente”, aventi effetto dal giorno successivo alla pubblicazione, si deve prendere atto che all'avvenuta scadenza del termine non si ha notizia della pubblicazione sul sito web della Regione dei risultati dell’attività dell’Osservatorio». Quindi, nessun risultato concreto del provvedimento nonostante fosse stato sostenuto che «le norme al Capo VII (cosiddetto Piano Casa) dovevano avere effetto immediato per creare un rilancio del settore edilizio in questo periodo di crisi economica». Ecco quindi che Brandolin chiede «se alla data odierna risultano applicate in qualche comune della regione le norme previste dal Capo VII e quindi qualche impresa o cittadino stia fruendo del cosiddetto Piano Casa». Le accuse di lentezza sono però respinte dall'assessore all'Edilizia, Federica Seganti. «E' chiaro che un provvedimento così complesso come questo non può avere ricadute pratiche importanti entro tre mesi dall'approvazione, quando per realizzare una casa serve avere un progetto, chiedere le autorizzazioni, e così via. Proprio per questo abbiamo previsto che il Codice avvia valenza cinque anni invece di tre: per dare maggior tempo a chi ne ha bisogno. Diciamo dunque che gli effetti del provvedimento si possono prevedere dopo metà 2010. Sicuramente da parte nostra porteremo avanti un monitoraggio: i Comuni devono infatti registrare tutte le richieste dei cittadini, e questo ci permetterà di avere un quadro completo».

mercoledì 24 febbraio 2010

Il futuro della Eaton...

Un incontro positivo che testimonia l'interesse della giunta regionale sul caso Eaton e il mandamento monfalconese in particolare: questo è il mio giudizio sul vertice che ieri mattina ha visto in discussione il futuro dell'azienda monfalconese. Con alcuni risultati immediatamente concreti: primo tra tutti, la revisione dei regolamenti di Cigo, ammortizzatori in deroga e lavori socialmente utili per fare in modo che si possano integrare a vicenda a massimo vantaggio dei lavoratori.

Come consiglieri regionali abbiamo assicurato il massimo impegno a far sì che la giunta regionale si impegni a trovare delle soluzioni per i lavoratori interessati. In particolare, quello su cui si lavorerà saranno le possibilità di ricollocazione e gli ammortizzatori in deroga. Siccome la prima ipotesi, al momento, è alquanto difficile sul territorio monfalconese, ci si concentrerà sulla seconda. La speranza è sempre l'ultima a morire, ma dobbiamo comunque fare i conti con la situazione attuale, che certo non è positiva per il mercato occupazionale e produttivo locale: per questo ci concentreremo soprattutto sulla possibilità di garantire sostegni ai lavoratori in caso di bisogno.

Come prima cosa quindi ho richiesto alla Giunta regionale di verificare tutti i regolamenti inerenti a Cigo, ammortizzatori in deroga e lavori socialmente utili per capire come poter integrare questi tre strumenti facendo in modo che si supportino e non ostacolino le rispettive applicazioni.

venerdì 5 febbraio 2010

Dei dialetti...

E' un testo un po' lungo, ma vale la pena. Il perchè della legge di tutela dei dialetti.


Il testo unificato delle Proposte di Legge n. 20, n. 21 e n. 47 “Valorizzazione dei dialetti di origine veneta parlati nella regione Friuli Venezia Giulia” porta a compimento quel importante lavoro che il Consiglio regionale ha svolto, in questi ultimi anni, nell’ottica di valorizzazione di tutte le identità linguistiche e culturali presenti nella nostra regione (…) .La norma oggi in discussione si pone comunque come obiettivo, in armonia con i principi internazionali di rispetto della diversità culturali e linguistiche, la valorizzazione dei dialetti di origine veneta parlati nel Friuli Venezia Giulia, nelle loro diverse espressioni. In particolare il testo fa esplicito riferimento al triestino, al bisiaco, al gradese, al maranese, al muggesano, al liventino, all’istroveneto, al dalmatico e al veneto goriziano, pordenonese e udinese.

Dopo aver individuato i principi e le finalità, la norma, al suo Capo II, prevede interventi specifici nel settore studi e ricerche, in quello della attività culturali e dello spettacolo, nel settore della comunicazione, in quello dell’istruzione e infine nel settore toponomastica e cartellonistica.

Al Capo III vengono, poi, definiti i compiti e le responsabilità della Regione, da una parte, e degli Enti Locali, dall’altra, definendo e programmando le varie attività sul territorio regionale, anche attraverso un Comitato regionale specifico per la valorizzazione dei dialetti di origine veneta. (…).

Parlando in generale a come si è giunti alla formulazione di questo testo unificato, è importante dire che le Proposte di Legge di partenza e specialmente la n. 21, a firma dei colleghi della Lega Nord, è stata depositata in Consiglio regionale oltre un anno fa. Questa tempistica, com’è del tutto evidente, sgombera il campo dall’idea che il presente testo sia, in qualche modo, il frutto di quelle dichiarazioni della Lega Nord, fatte questa estate, secondo le quali la difesa della storia e della cultura passa attraverso l’insegnamento dei dialetti nelle scuole. (...)

È giusto ricordare come illustri personaggi, nel secolo scorso, si erano già impegnati con la loro attività di ricerca storica e filologica (...). In particolare sono onorato di ricordare due grandi uomini: l’autorevole storico e linguista prof. Silvio Domini, di Ronchi dei Legionari, realizzatore, tra le altre cose, del monumentale "Vocabolario fraseologico del dialetto 'bisiàc”, nonché socio fondatore dell’Associazione culturale bisiaca, del Consorzio culturale del monfalconese e dell’Istituto giuliano di storia, cultura e documentazione e il poeta gradese Biagio Marin, che nella sua poesia ha sempre mantenute vive le radici che lo legavano alla sua terra alla sua cultura marinara, al suo dialetto.

Concludendo, è del tutto evidente che, nella situazione economica e sociale che sta vivendo la comunità regionale, le priorità d’intervento dell’Amministrazione regionale sono rivolte, e non potrebbe essere altrimenti, al superamento della crisi economica, di quella occupazionale e alla tutela delle fasce più deboli. Ciononostante il presente testo, può aiutare la comunità regionale a mantenere vive queste realtà storiche, culturali e linguistiche e, insieme alle altre comunità storico linguistiche presenti sul territorio, trovare quella coesione per superare l’attuale difficile fase congiunturale.

giovedì 4 febbraio 2010

E Tondo parlerà sul nucleare....


Al Presidente della
IV Commissione Permanente
Alessandro Colautti

e p.c. Al Presidente
del Consiglio Regionale
Edouard Ballaman

Al Presidente della Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
Renzo Tondo

Al Segretario generale
del Consiglio regionale
Mauro Vigini


OGGETTO: Richiesta di convocazione urgente della IV Commissione ai sensi dell’art. 36, comma 3, del Regolamento consiliare
I sottoscritti consiglieri regionali chiedono, ai sensi dell’art. 36, comma 3, del Regolamento consiliare, la convocazione urgente della IV Commissione consiliare permanente al fine di audire il Presidente della Regione, Renzo Tondo, per conoscere quale sia la posizione del Governo regionale in relazione alla costruzione di impianti nucleari in Friuli Venezia Giulia.
Cordiali saluti.


GIANFRANCO MORETTON
GIORGIO BRANDOLIN
SERGIO LUPIERI
MAURO TRAVANUT


Trieste, 28 gennaio 2010

lunedì 25 gennaio 2010

Serata sul piano casa

Impossibilità per i comuni di esercitare qualsiasi potestà (per esempio poter individuare in quali zone applicare la norma), lunga validità e inserimento in un'altra legge: questi i tre punti ''deboli'' del Piano casa illustrati nel corso della serata organizzata dal Circolo del PD di Pordenone e incentrata sul Piano Casa (approvato all’interno della LR 19/2009 “Codice regionale dell’edilizia”), in cui ho fatto da relatore.Il tema della serata, “Piano casa: un’opportunità reale o virtuale per il cittadino?”, è stato introdotto dal Segretario del Circolo Walter Manzon, che ha poi passato la parola per la presentazione a Sergio Bolzonello, sindaco di Pordenone, che ha evidenziato come questa norma, cui dà un giudizio fortemente negativo, pone in grosse difficoltà i comuni che hanno una programmazione urbanistica che così rischia di saltare.
Infatti tra gli elementi che ho illustrato nella mia relazione, quello sulla impossibilità per i comuni di esercitare qualsiasi potestà tra i più negativi, unitamente al fatto che l’urgenza e la breve temporalità sono venuti meno (la norma varrà per 5 anni , che sommati ai 3 della concessione edilizia fa 8 anni in totale per chiudere un'eventuale pratica!) e che il rispetto delle norme statali rende difficile per un cittadino ''arrangiarsi'' da solo i lavori.
La norma applica con un certo ritardo in FVG il piano casa nazionale stabilito dall’accordo Stato/Regioni dell’aprile 2009 (che dava 60 giorni alle regioni per recepirlo), ma stravolgendolo nei modi e nei tempi. Ecco perchè:
1) perché è inserito all’interno di un’altra legge (infatti il Codice dell’edilizia è una norma strutturale, mentre il Piano casa è una norma transitoria),
2) perché l’accordo Stato/Regioni prevedeva un solo anno di applicazione (non 5),
3) perché i volumi di espansione erano minori (20% non 35)
4) perché era rivolto alla residenzialità e non anche alle attività produttive.


Le mie conclusioni? Che ci sarà più lavoro per gli avvocati che per geometri, architetti ed ingegneri, visto che l’obbligatorietà di rispettare le norme in materia di sicurezza statica, antisismica, antincendio, sicurezza stradale, sicurezza cantieri e impianti, nonché le norme in materia igienico-sanitaria, in materia di barriere architettoniche, di accatastamento e di intavolazione non permetterà al cittadino comune di farsi da sé gli ampliamenti, messaggio che è stato troppo disinvoltamente fatto passare dal centrodestra, ideatore della norma. Quello che sarà invece molto più facile è che le imprese più grosse realizzeranno grossi investimenti, stravolgendo l’idea iniziale del voler favorire i cittadini per migliorare le loro condizioni di vita.

venerdì 22 gennaio 2010

L'elettrodotto di Ronchi dei Legionari

La mozione che abbiamo firmato in Consiglio regionale come Gruppo Pd per l'elettrodotto di Redipuglia.

Coinvolgere il governo regionale sulla questione dell'elettrodotto di Redipuglia, e richiedere alla società Terna, entro sessanta giorni, la progettazione dell’interramento dell’elettrodotto su tutto il tracciato. Questo lo scopo della mozione firmata dal gruppo regionale del Pd (Brandolin, Moretton, Travanut, Lupieri, Baiutti, Brussa, Codega, Della Mea, Gabrovec, Gerolin, Iacop, Marsilio, Menis, Menosso, Pupulin, Tesini e Zvech) presenta al consiglio regionale. La mozione parte da un fatto preciso: la considerazione che «la crescita della rete elettrica italiana è di gran lunga inferiore a quella dei consumi di energia elettrica in confronto agli altri paesi dell’Unione Europea e che il Nord-Est d’Italia è considerato uno dei punti nevralgici con una criticità medio - alta per quanto riguarda i sovraccarichi di energia elettrica». La realizzazione di una nuova linea di interconnessione della rete nazionale con l’estero, nella fattispecie un elettrodotto a 380 kV tra Udine Ovest ed Okroglo in Slovenia, è stata prevista dal Programma di sviluppo della rete di trasmissione nazionale. «Rispetto al tracciato originalmente previsto, su richiesta della Regione, la società Terna spa ha progettato una linea diversa secondo la direttrice Slovenia – Redipuglia – Udine Ovest, richiesta accolta il 23 dicembre 2008 dal Ministero dello Sviluppo Economico in merito alla realizzazione dell’elettrodotto Redipuglia – Udine Ovest. «Visto che la Società Terna ha depositato la richiesta di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio dell'elettrodotto in data 3 dicembre 2009 che, quindi, il procedimento prevede il termine di sessanta giorni per la presentazione di osservazioni – spiega, a norme del gruppo, il consigliere Giorgio Brandolin – abbiamo deciso di impegnare la Regione in una seria analisi dell'impatto negativo che avrebbe una struttura aerea realizzata su piloni alti circa 60 metri sull'economia, l'ambiente, l'agricoltura e il turismo dei territori dei Comuni interessati». L'opera progettata infatti non considera fino ad ora ipotesi tecniche alternative, come la possibilità di interramento della linea elettrica e l’affiancamento al tracciato autostradale (come richiesto dai Sindaci dei Comuni interessati e dai Presidenti delle Province di Udine e di Gorizia). «Sicuramente – conclude Brandolin - l’interramento della nuova linea comporterebbe costi maggiori per la sua realizzazione rispetto ad un intervento in struttura aerea, ma anche disagi, problemi ambientali, costi sociali ed economici sicuramente inferiori per tutto il territorio interessato all’attraversamento della linea elettrica». Ecco quindi la mozione del Pd che impegna la Giunta regionale a garantire il più ampio coinvolgimento delle varie istituzioni, Comuni e Province di Udine e Gorizia, nonché richiedere alla società Terna entro il termine dei sessanta giorni previsto per la presentazione di osservazioni, la progettazione dell’interramento dell’elettrodotto su tutto il tracciato, così da garantire un impatto minore per l’ambiente, l’economia del territorio e per la salute della popolazione. Infine, si richiede alla Terna di mantenere l’impegno alla dismissione di linee elettriche esistenti non più necessarie a seguito della realizzazione del nuovo elettrodotto.

lunedì 18 gennaio 2010

Precisazione su Fincantieri

Non ho mai voluto, con le mie parole, rivolgere un'accusa ai lavoratori o ai dirigenti del cantiere, anzi. Quello che ho voluto sottolineare è semplicemente un fatto: invece di parlare di sviluppo di altre vocazioni per Monfalcone, come quella turistica su cui si è da più parti insistito, meglio sarebbe rendersi conto che la città ha una sua vocazione industriale che deve assolutamente essere preservata; ma per farlo c'è la necessità di puntare sulla qualità del lavoro. Non ho detto, in fondo, niente di nuovo rispetto a quanto è stato sostenuto in passato da altri, primo tra tutti lo stesso dottor Bono nel corso di un recente incontro a Trieste: che per stare sul mercato serve puntare alla qualità della lavorazione. Quindi la mia è stata tutt'altro che un'accusa ai lavoratori del cantiere, bensì il sottolineare la necessità di preservare il loro lavoro puntando alla sua valorizzazione. Purtroppo capisco che alcune mie parole, estrapolate dal contesto, possano essere state viste come un'offesa, ma ribadisco che il discorso globale era ben più vasto: invece di perseguire nuove strade aleatorie, come una vocazione turistica , meglio sarebbe valorizzare quella che da sempre è una risorsa per Monfalcone, ovvero il cantiere.
Per quanto riguarda invece le parole di Fincantieri, non voglio replicare: so di essere solo un piccolo ingegnere di provincia, figlio di un operaio del cantiere e fiero di esserlo, per cui di competenze specifiche nel settore navale non ne ho. Quello che so però è che un'azienda, una qualsiasi azienda, per stare sul mercato deve puntare alla qualità e all'alto livello delle lavorazioni, altrimenti sarà una partita persa in partenza.

giovedì 14 gennaio 2010

Selex Galileo

La situazione della Selex Galileo (ex Meteor) sarà una delle priorità monitorate dall'assessorato regionale alle Attività Produttive: ecco cosa è stato riferito nell'incontro che ho avuto oggi con i lavoratori dell'azienda dopo aver sentito l'assessore e vicepresidente regionale Luca Ciriani. Ho rassicurato i lavoratori che porteremo la massima attenzione alla situazione della Meteo, tanto è vero che come consiglieri regionali abbiamo portato la questione all'attenzione del vicepresidente della Regione Luca Ciriani, che si è dimostrato molto preparato e ha garantito di seguire la vicenda passo per passo, definendo la Meteor come un'azienda ''molto importante''. Uguale interesse è stato garantito dal presidenti della Commissione industriale Franz. Il tutto, per dare continuità a quanto previsto nel recente ordine del giorno presentato da me e dal consigliere Pd Franco Brussa e sottoscritto da Razzini, Antonaz, Valenti, e Marin, che impegna la giunta regionale ad adoperarsi per la valorizzazione e rilancio dell'azienda.

L'impegno della giunta regionale è di attivarsi nei confronti di Finmeccanica per attuare un piano organico composto da cinque punti: un piano industriale di crescita certa nel medio e lungo periodo che coinvolga anche il personale delle ditte in appalto; uno sviluppo di politiche commerciali rispondenti ai velivoli senza pilota prodotti a Ronchi dei Legionari; una presenza di managerialità adeguata con la valorizzazione anche delle figure provenienti dalla Regione; investimenti per lo sviluppo dei velivoli Falco e Mirach (cui è legata la continuità produttiva dello stabilimento ronchese) e per la linea di prodotto dei simulatori, senza dimenticare l’utilità di tali prodotti per l’attività della Protezione Civile Nazionale; e infine la realizzazione delle già annunciate collaborazioni con le Università regionali e con gli istituti specializzatiti, come il Malignani di Udine.

martedì 12 gennaio 2010

La classifica

Cari amici,
torno dopo la pausa natalizia che mi ha visto in precarie condizioni di salute causa un'infreddatura. Mi trovate come sempre sulla mail e su Facebook. Intanto vi segnalo questa chicca:
http://www.ilsole24ore.com/speciali/governance09/governance09_tipologie_presidente_di_provincia.shtml

Andate a vedervi i risultati dei nostri amministratori. Forse anche qui una piccola riflessione non guasterebbe...