lunedì 18 gennaio 2010

Precisazione su Fincantieri

Non ho mai voluto, con le mie parole, rivolgere un'accusa ai lavoratori o ai dirigenti del cantiere, anzi. Quello che ho voluto sottolineare è semplicemente un fatto: invece di parlare di sviluppo di altre vocazioni per Monfalcone, come quella turistica su cui si è da più parti insistito, meglio sarebbe rendersi conto che la città ha una sua vocazione industriale che deve assolutamente essere preservata; ma per farlo c'è la necessità di puntare sulla qualità del lavoro. Non ho detto, in fondo, niente di nuovo rispetto a quanto è stato sostenuto in passato da altri, primo tra tutti lo stesso dottor Bono nel corso di un recente incontro a Trieste: che per stare sul mercato serve puntare alla qualità della lavorazione. Quindi la mia è stata tutt'altro che un'accusa ai lavoratori del cantiere, bensì il sottolineare la necessità di preservare il loro lavoro puntando alla sua valorizzazione. Purtroppo capisco che alcune mie parole, estrapolate dal contesto, possano essere state viste come un'offesa, ma ribadisco che il discorso globale era ben più vasto: invece di perseguire nuove strade aleatorie, come una vocazione turistica , meglio sarebbe valorizzare quella che da sempre è una risorsa per Monfalcone, ovvero il cantiere.
Per quanto riguarda invece le parole di Fincantieri, non voglio replicare: so di essere solo un piccolo ingegnere di provincia, figlio di un operaio del cantiere e fiero di esserlo, per cui di competenze specifiche nel settore navale non ne ho. Quello che so però è che un'azienda, una qualsiasi azienda, per stare sul mercato deve puntare alla qualità e all'alto livello delle lavorazioni, altrimenti sarà una partita persa in partenza.

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