martedì 11 gennaio 2011

Fincantieri e la mancata firma

L'argomento principale delle vicende di questi ultimi giorni non può essere la critica a Fincantieri per la decisione di non rinnovare l'adesione alla Confindustria locale. Il vero punto focale della questione, a mio giudizio, è invece il dover constatare che l'organizzazione del lavoro pensata negli anni '80 e '90 (che vedeva gli operai schierati da una parte e la direzione aziendale dall'altra) è ormai tramontata, e che ci si dovrà muovere di conseguenza.

È inutile quindi agire ''per partito preso'', si deve iniziare a invece ragionare sul fatto che siamo tutti sulla stessa barca: quello che interessa alle aziende è continuare a lavorare, e quello che interessa alle persone è trovare un lavoro o mantenerlo. Invece di andare allo scontro, come invece si sta facendo, si dovrebbe superare la contraddizione sindacati-azienda. Questo, chiaramente, non significa che si deve derogare da diritti acquisti e sacrosanti che non vanno toccati, ma sicuramente significa che si dovrà riflettere sul modo di organizzare il lavoro anche a Monfalcone, non pensando magari solo alle garanzie dei lavoratori ma anche a chi nel mondo del lavoro non riesce più ad entrare, come i giovani.

Si tratta di un compito che non può essere della politica locale, bensì del governo nazionale, sulle orme di quanto hanno fatto altri esecutivi: mi viene in mente Ciampi con la ''nuova concertazione'', un sistema che adesso è passato e che si dovrà superare con altri interventi, magari trovando uno strumento più agile, che possa essere adattato alle esigenze dei vari territori. Un altro esempio, nel nostro piccolo, lo abbiamo con l'azione provinciale nell'ambito del Patto Territoriale, che puntava proprio a trovare delle risposte adatte alle esigenze locali, mettendo assieme tutti i soggetti interessati. Purtroppo il governo è invece immobile e delega agli imprenditori il compito di ripensare il lavoro: una cosa assolutamente inaccettabile.

Nessun commento:

Posta un commento